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domenica, 17 Novembre, 2024
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Primavera in vigneto. Tutto inizia con il pianto della vite

La primavera è sinonimo di rinascita. Anche per la vite, che con un "pianto di felicità" accoglie la nuova stagione e si prepara a germogliare.

Il pianto della vite è un inno alla vita. La primavera rappresenta la ripresa vegetativa per tutte le specie vegetali. Viviamo ad una latitudine che permette alla vite, oltre che alle altre piante frutticole, di contare su un lasso di tempo molto importante di dormienza: l’inverno.
La stagione fredda rappresenta il
riposo vegetativo, un periodo di pausa per l’albero che, con il clima mite, tornerà a germogliare e successivamente a fruttificare. Questo periodo descrive un aspetto agronomico da non sottovalutare perché rappresenta uno dei motivi più importanti per le produzioni agricole di qualità. La dormienza è un momento fenologico cruciale che precede il germogliamento – tra i processi più affascinanti, ma allo stesso tempo delicati – in cui riparte il circolo della linfa e avviene uno dei miracoli più belli in viticoltura, il pianto della vite.

Pianto della vite
© Consorzio del Roero

Dal momento in cui una vigna viene messa a dimora, ovvero piantata nel terreno, questa avrà una crescita di un paio d’anni dove non darà frutti di rilievo. A partire dal quarto, quinto anno, la produzione inizierà ad aumentare fino ad arrivare a un livello pressoché costante. La vite è una pianta che, se seguita con cura dal vignaiolo, può superare i cento anni e produrre uve di ottima qualità. Per mere ragioni di produttività, in genere, la si lascia lavorare per una trentina d’anni, dopodiché la produzione inizierà gradualmente la sua lieve discesa fino all’arrivo della vecchiaia. Una vecchiaia che, però, come insegnano i francesi, sebbene dia pochi frutti, li dà molto buoni.

Potatura, germogliamento, agostamento, invaiatura. Tutto il ciclo della vite

La magia della vita si ripete ogni anno, ininterrottamente. Durante il letargo invernale il vignaiolo procede con la potatura, ovvero, mediante il taglio dei tralci sviluppatisi nell’annata precedente, imposta l’attività vegetativa della nuova produzione. Tramite questa pratica agricola, quindi, viene deciso il rendimento della pianta nel ciclo di vita successivo.

Pianto della vite

A marzo, quando la primavera è alle porte, il terreno inizia a riscaldarsi e il clima diventa più mite. Le radici riprendono ad assorbire nutrienti dal terreno, la linfa inizia a risalire il legno della vite fino ad arrivare al tralcio, esattamente a livello dei tagli di potatura. Ci si trova quindi di fronte al pianto della vite: una gocciolina di linfa fuoriesce in uno degli spettacoli più belli della natura, regalando l’emozione di vedere la vigna risvegliarsi e la vita tornare a scorrere nelle sue vene. Questo “pianto di felicità” della vigna si presenta sotto forma di piccole lacrime che escono di tanto in tanto e può durare qualche giorno. Successivamente i germogli iniziano a ingrossarsi e verso il mese di aprile inizia il germogliamento vero e proprio. La gemma si schiude e sviluppa piccole foglioline.

Nei mesi successivi si vivrà il fenomeno dell’agostamento, ovvero la crescita e la maturazione del tralcio, dove vedremo formarsi piccoli grappoli che rappresentano una pre-fioritura e anticipano la crescita completa, spettacolo che potremo ammirare per una settimana o poco più.

Avvenuta la fecondazione inizieranno a formarsi piccolissimi acini verdi e immaturi che assumeranno già la forma di un grappolo: la loro crescita continuerà fino a luglio o agosto, a seconda della varietà di uva, momento in cui assisteremo all’invaiatura o maturazione dei frutti. Questo processo segna il momento in cui l’acino perderà il suo colore verde diventando via via più giallo nei vitigni a bacca bianca e più corvino nei vitigni a bacca rossa. Durante l’invaiatura l’acino dell’uva tenderà ad ingrossarsi accumulando acqua, zuccheri e sostanze aromatiche.

Ad ogni varietà il suo tempo

Si potranno avere uve mature tra agosto e settembre, a seconda della varietà. Ognuna, infatti, cresce con tempi diversi. Alcune vengono definite precoci perché maturano più in fretta: lo chardonnay, il pinot nero, il pinot bianco, la falanghina, il moscato, il primitivo. Altre uve vengono definite tardive e maturano quindi successivamente come cabernet sauvignon, nebbiolo, trebbiano, cannonau, barbera, nero d’avola.
Il momento più corretto per la vendemmia dipende però direttamente dal vino che il vignaiolo vuole produrre. Sarà abbastanza logico vendemmiare leggermente in anticipo quando la produzione verte su vini bianchi e spumanti, ovvero quando il contenuto di acidi nella bacca è ancora ben presente. E vendemmiare un pochino dopo se invece la produzione sarà centrata su vini abboccati e passiti, quando il progredire della maturazione del frutto concentrerà grandi quantità di zuccheri nell’acino, a scapito di una evidente discesa degli acidi.

Qualunque sia la scelta del vignaiolo, alla fine di ogni ciclo produttivo potremo degustare vini di ogni genere e tipologia. Ogni bottiglia sarà la rappresentazione di una terra, una valle, una collina. Ogni sorso sarà il racconto di un viticoltore che con le sue mani e le sue conoscenze avrà dato un’impronta al suo vino.
Che siate sommelier oppure no, non vi resta che alzare i calici e brindare al miracolo della vita che si perpetua.

di Elsa Menegolli
Sommelier multi-matrice & Wine Educator


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