Il pensiero va a tutte quelle persone, non solo imprenditori, che a causa della pandemia vedono minacciati il proprio lavoro, i propri sogni, i sacrifici e le scelte di una vita. È importante ricordare oggi il valore e il significato del lottare fino alla fine. Se tutto fosse semplice, l’espressione stessa non farebbe parte dell’uso comune. Ma esiste da sempre, è reale, ed ha una sua profonda valenza.
Che sia il costruire o portare avanti un’impresa, che sia la realizzazione del sogno di una vita o di un obiettivo, può capitare prima o poi che tutto sembri crollare: le imprese sgretolarsi, i sogni spezzarsi, obiettivi prossimi alla meta allontanarsi come fossero improvvisamente irraggiungibili. Che dipenda da noi o meno, è la fine nella sua vera accezione: non fine come traguardo, ma fine come momento preciso in cui il nostro mondo di certezze, reale o immaginario, sembra destinato a svanire. È in quell’istante, tra il buio del precipizio e una luce che non riusciamo più a vedere, che la vita pretende dall’uomo il sacrificio più grande, la prova concreta di quanto creda effettivamente in ciò che ha iniziato.
Che la vita sia spesso spietata, ingiusta e sembri toglierci tutto è un fatto, ma quando questo accade ci offre probabilmente anche la più grande opportunità della nostra esistenza: osservare tutto da un’altra prospettiva, guardare le persone che abbiamo intorno così come dentro noi stessi, per capire cosa facciamo, in quale contesto agiamo, e decidere se confermare o meno la nostra scelta. Può essere dura, insostenibile, ma come è vero che non c’è fine finché c’è vita, è assolutamente vero che per riuscire non basta solo fare bene le cose, ma occorre crederci a tal punto da lottare fino alla fine della fine: raggiungere il punto del non ritorno per tornare all’origine di tutto, recuperare la forza e l’entusiasmo di quando si è cominciato, puntare avanti diritto e vincere; dove vincere significa trionfare su cose, persone e sé stessi proprio nel momento in cui l’ombra della distruzione sembra cambiare tutto e tutti, tracciando scenari che non lasciano spazio ad altro se non ad una fine ineluttabile.
Sconfiggere le ombre, che altro non fanno se non infondere timore e celare possibilità di successo, è la differenza fondamentale tra il sogno che diventa realtà e fa sognare, e il sogno che si spegne ancor prima di nascere.
Penso alla scena conclusiva de L’Ultimo Samurai in cui Tom Cruise e Watanabe Ken galoppano contro le mitragliatrici Gatling dell’esercito imperiale giapponese vestendo antiche armature e impugnando la Katana. Sono spesso il primo a sentirmi così in questo mondo e, soprattutto, in questo Paese bellissimo ma ingannevole e senza giustizia, incapace di curarsi, di amarsi e di proteggere i propri Tesori da sé stesso. Certo, non che sia necessario sempre gettarsi a capofitto in pasto alla sorte pur di difendere principi e propositi. Ma l’intenzione e la consapevolezza alla base di ogni nostra scelta dovrebbe essere esattamente quella di combattere, di ingegnarsi e di andare avanti anche quando la fine sembra ormai giunta e nessuno sembra disposto più a seguirci. Non intendo generalizzare e rispetto, ma non condivido, la scelta di quegli imprenditori che in questi ultimi mesi si sono arresi sotto i colpi della recessione più grave della nostra storia. Voglio credere che non è mai la fine se la volontà di riuscita resta viva dentro di noi. Le soluzioni vanno cercate e trovate, anche quelle più improbabili. A volte in noi, a volte nell’aiuto degli altri.
Nonostante il difficile momento, da settembre torniamo a viaggiare per l’Italia con il nostro Camper Laika e il pensiero va a tutte le persone che incontreremo e a quanti avranno il coraggio di condividere con noi sia le opportunità sia le difficoltà. Tesori d’Italia continuerà a portare avanti la propria missione promuovendo la cultura, l’artigianato, il turismo, l’arte, il patrimonio intero di un Paese che amiamo e che ameremo fino alla fine della fine.
di Riccardo D’Urso