9.3 C
Napoli
lunedì, 16 Dicembre, 2024
HomeTURISMO E CULTURAUnesco - Parco della Murgia Materana

Unesco – Parco della Murgia Materana

Patrimonio Mondiale Unesco

L’HABITAT RUPESTRE
Un territorio compatto intersecato da una spettacolare “gravina” che, dai bonificati ristagni paludosi posti a nord della città, giunge fin sotto la collina di Montescaglioso.
Ad ovest di Matera, il perimetro del Parco corre su di una ristretta fascia lungo il corso della “gravina” di Picciano che, partendo dall’omonimo colle giunge alla confluenza del fiume Bradano, contiguo all’oasi di protezione naturale di San Giuliano. L’intera area si presenta complessivamente, ad un primo colpo d’occhio, nuda ed aspra, incisa dalle profonda “gravina” di Jesce, dai valloni della Femmina, del Prete, delle Tre Porte, della Loe, di Serritello, San Bruno-Malve è resa ostile da scoscesi strapiombi come quello di Tempa Rossa.
Geologicamente la Murgia è formata da un blocco roccioso costituito da calcari dell’era secondaria con prevalenza del cretaceo superiore disposti a strati orizzontali o leggermente inclinati, alternati da veli sottilissimi di terra rossa nei calcari più recenti, bruna o nerastra nei calcari più antichi. Un humus ricchissimo che, asportato dalle piogge, colma le “vallatelle”, offrendo terreni fertili sui quali si sono sviluppate le coltivazioni erbacee.
Per la natura stessa dei terreni, scarsi sono i corsi d’acqua superficiali: il torrente Gravina di Matera, che costeggia il lato orientale della città, il torrente Gravina di Picciano, che scorre lungo le ultime propaggini murgiche come un vero e proprio limite di confine con le terre bradaniche ed il torrente Jesce che alimenta, nel suo tratto terminale, un ampio bacino, incavato nella roccia, chiamato “Jurio”.
La vegetazione arborea si sviluppa anche sulla roccia calcarea, per sua natura fessurata, che consente alle radici di penetrare, offrendo la possibilità di trarre prezioso alimento dai sottili depositi di terra frapposta tra gli strati della roccia stessa. Per questa particolare struttura geologica la Murgia, nei tempi andati, era rivestita da un manto arboreo di alto fusto e da una rigogliosa macchia mediterranea.
Di notevole importanza economica il pascolo roccioso ove tra pietre e rocce, sporge la vegetazione interrotta da cespugli composti da perazzo, rovo, marruca, ginestrella ecc. Il manto erboso costituisce una cotica protettiva dal quale spunta il cardo, l’asfodelo, il trifoglio ed altre erbe mediche oltre a diverse specie di graminacee. La cotica erbosa ha rappresentato, nel corso dei secoli, l’unica difesa per contenere l’erosione del sottile strato di terreno parantoctono che le attuali conduzioni agricole stanno distruggendo condannando l’intero areale ad una sicura desertificazione.

LA FAUNA
L’apparente asprezza del territorio del Parco della Murgia nasconde, in realtà, un ambiente naturale che colpisce per la sua bellezza segnata da imponenti pareti rocciose e dolci distese ondulate, profonde gole e fresche lame, che si presentano l’una dietro l’altra, in una continuità che non finisce di sorprendere.
Una fauna, quella del Parco della Murgia, molto ricca e variopinta, grazie anche al carattere scosceso e selvatico di alcune aree del Parco, che non ha favorito la totale antropizzazione del territorio a vantaggio di una fauna che invece vi ha trovato le condizioni ideali per la propria sopravvivenza.
Un discorso a parte merita il Falco Grillaio, che adora svernare in questi luoghi e che, non a caso, è stato scelto quale simbolo del Parco.

FLORA DEL PARCO
Le erbe officinali ed i prodotti del sottobosco rappresentano un notevole patrimonio che merita di essere conosciuto per le sue essenze particolari. Una ricchezza nell’ambito dei Parco, di particolare valore medicamentoso per tante malattie e di aromi per una cucina semplice, ma gustosa. Basta ricordare il Timo, la Salvia, il Rosmarino, l’Origano, la Menta, la Malva, il Timo solo per citarne alcune fra le più conosciute. Un patrimonio che offre all’olfatto un insieme di profumi che identificano il territorio murgico.
Tra gli alberi ricordiamo il Leccio, la Roverella, il Fragno, l’Acero minore e l’Orniello, tra gli arbusti il Biancospino, l’Alaterno, la Rosa selvatica, il Terebindo, la Fillirea ed il Lentisco. L’altopiano murgico dispiega una straordinaria ricchezza di paesaggi vegetali, ora ampiamente aperti sui ripiani calcarei, ora racchiusi in aspre solitudini tra le impervie “gravine”.
L’ambiente rupestre costituisce la sede di elezione di autentici “tesori” della flora mediterranea grazie alle sue rigorose condizioni ambientali sopportabili esclusivamente da specie altamente specializzate che qui possono sopravvivere favorite dalla scarsa concorrenza di altre specie ecologicamente più esigenti. Ricordiamo la Campanula lucida, l’Eliatempo jonico e la Violaciocca minore.

STORIA
Un patrimonio considerato un “unicum” nel suo genere, largamente conosciuto attraverso l’opera del Circolo “La Scaletta” di Matera, fin dal lontano 1958. Una battaglia oggi parzialmente vinta, ma con perdite dolorose seminate lungo il difficile percorso della tutela durante questi ultimi anni. Chiese rupestri rase al suolo o orribilmente saccheggiate, affreschi asportati o vandalicamente deturpati, jazzi o masserie storiche ridotti in rovina per incuria o abbandono o, il più delle volte oggetto di atti vandalici, cave aperte in spregio di ogni valore paesaggistico, tante violente ed antieconomiche modifiche colturali e tante piccole discariche abusive.
Questo lo spettacolo che ci viene incontro compiuto nei tempi brevi intercorsi dalla prima richiesta di tutela ad oggi. In trenta anni un patrimonio che si era conservato quasi intatto per secoli, dimezzato nelle sue preziosità naturali e storiche. E’ del 1978 la legge regionale che individuava, per questa area murgica, la realizzazione di un Parco, unico strumento in grado di offrire, in equilibrio, tutela e sviluppo.

GEOLOGIA
Gli elementi geologici che maggiormente attirano la curiosità del visitatore sono rappresentati dagli ammassi rocciosi che “intrappolano” i gusci fossili e dalla suggestiva forra denominata Gravina di Matera. Essi registrano, nelle tappe fondamentali, l’evoluzione geologica dell’area ricadente nel Parco, che parte da circa 80 milioni di anni fa.

Indirizzo: Via Sette Dolori 10, Matera  75100  (MT)
Tel. 0835 336166  Fax. 0835 337771
Email. info@parcomurgia.it    http://www.parcomurgia.it

ARTICOLI CORRELATI

PIÙ LETTI