Zero – attrezzi condivisi è la prima “Biblioteca delle Cose” in Sicilia. Il progetto è nato per incentivare l’uso condiviso di strumenti – tipicamente quelli utili per i lavori domestici, piccola edilizia, idraulica o elettrici o per il bricolage – che normalmente non si acquisterebbero, per l’uso poco frequente o il costo elevato. Iniziative simili esistono già da qualche anno in Europa, in Francia e in Germania per esempio, e in Italia con Leila Bologna. L’esperienza siciliana si inserisce proprio in quel filone di buone pratiche di economia collaborativa e circolare, che hanno lo scopo di ridurre l’impatto sul pianeta dello sfruttamento delle risorse da parte della popolazione.
Zero è quindi una biblioteca in cui, al posto di richiedere libri, si possono prendere in prestito “cose” condivise dalla comunità. Il progetto ha anche l’obiettivo di creare relazioni tramite la condivisione di saperi, grazie all’organizzazione di corsi per imparare a usare gli attrezzi presenti in catalogo.
Ho chiesto a Beppe Castellucci del co-working neu [nòi] – spazio al lavoro e Pietro Misilmeri di booq – bibliofficina di quartiere, due associazioni partner del progetto, di raccontarci di più su Zero.
Come nasce l’idea di Zero?
L’associazione “neu [nòi]” – risponde Beppe Castellucci – da tempo prestava oggetti e attrezzi alle persone del condominio dove risiede. Il desiderio era quello di fungere da portineria di quartiere. Questa aspirazione ha incrociato quella abbastanza analoga dell’associazione “booq”. Con una consolidata esperienza nella gestione di una classica biblioteca, “booq” aveva il desiderio di allargarsi anche alla condivisione di altro, che non fossero libri. Queste due tensioni verso la sharing economy hanno portato alla nascita di questa proposta progettuale, che poi ha visto anche il coinvolgimento di Alab, perché c’era anche bisogno di chi avesse competenze nell’ambito più strettamente della manualità e dell’artigianato, di come utilizzare gli strumenti. Il progetto ha poi vinto la seconda edizione del bando No Planet B, promosso da Punto Sud insieme a Fondazione con il Sud.
Ma come funziona?
Zero funziona con una tessera annuale dal costo di 10 euro – spiega Pietro Misilmeri – che permette di accedere alla Biblioteca delle Cose. Le due sedi sono nello spazio del co-working “neu [nòi]”, in via Alloro, e alla bibliofficina di quartiere di “booq”, in piazza Kalsa, a Palermo. Attraverso il sito del progetto è possibile consultare il catalogo online degli attrezzi disponibili (NdR attualmente contiene circa 100 attrezzi). Una volta che si è diventati utenti Zero si ha la possibilità di prendere in prestito fino a due oggetti contemporaneamente per una settimana al massimo. È possibile anche fare richiesta della tessera ZeroPer, donando nuovi arnesi alla biblioteca o dando la propria disponibilità a tenere dei corsi su come utilizzare gli strumenti presenti in catalogo. La tessera ZeroPer dà diritto a tenere l’oggetto in prestito per più giorni e a richiedere più attrezzi contemporaneamente.
Quale è stata la risposta del pubblico?
I prestiti all’inizio obiettivamente erano pochi – dice Beppe – Un po’ ce l’aspettavamo perché avevamo avuto modo di scambiare più di una opinione con Leila Bologna, che ormai ha superato la fase di startup. Questa la realtà che ci era stata presentata: grande clamore e interesse, soprattutto da parte dei media, ma inizialmente un prestito circa al mese. Negli ultimi tempi la risposta è stata molto più palpabile. I prestiti sono su base settimanale e non più mensile. Ma possiamo crescere ancora tanto.
Nel febbraio dell’anno scorso – continua Pietro – un mese prima delle restrizioni dovute alla pandemia, abbiamo inaugurato il primo punto di Zero. Nonostante la situazione, a settembre siamo riusciti ad aprire anche il secondo punto Zero nella bibliofficina di quartiere “booq”. L’interesse e la risposta sono stati buoni e nei mesi successivi al primo lockdown abbiamo potuto rodare Zero, cercando sia di organizzare al meglio la Biblioteca delle Cose nelle due sedi, sia di aumentare il numero di iscritti a questo servizio.
I corsi previsti in presenza – riprende Beppe – hanno invece subito uno stravolgimento rispetto ai nostri piani iniziali: sono diventati delle video lezioni, fruibili attraverso il nostro canale YouTube. Anche gli eventi, ovviamente. Ne avevamo in programma diversi per la costruzione di arredi urbani, che poi sarebbero rimasti alla città, ma mi sento di dire che tutto è soltanto rimandato a quando ci saranno le condizioni.
Quali sono i prossimi passi?
Il nostro sogno è quello che ci siano più punti Zero in città nei vari quartieri – risponde Pietro – Realtà che si sensibilizzino sulla tematica della condivisione delle risorse. Sicuramente, quando sarà possibile, vorremmo proporre i nostri corsi in presenza, incrementare il numero di attrezzi a disposizione e organizzare iniziative che mettano al centro l’impatto dei nostri comportamenti sulla salute del pianeta.
Ci sono già diversi enti che sostengono il progetto attivamente, interessati alla possibilità di diventare nuovi punti Zero, a Palermo e in provincia. È solo questione di fare il primo passo, di rodare il meccanismo. Da adesso volgiamo lo sguardo in avanti – conclude Beppe.
E, guardando avanti, speriamo che iniziative come Zero possano servire ai consumatori a fermarsi un attimo nel loro processo di acquisto compulsivo e a chiedersi: Ma sai una cosa? Forse posso prenderlo in prestito.
di Giuseppe Mazzola
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