A Favara, una cittadina di 30mila abitanti in provincia di Agrigento, si trova la sede di uno dei progetti artistici e socio-culturali italiani più interessanti degli ultimi dieci anni: il Farm Cultural Park. Galleria d’arte contemporanea, ma anche molto altro, è nata nove anni fa dall’idea visionaria del notaio Andrea Bartoli e della moglie, l’avvocato Florinda Saieva, con l’obiettivo di fare qualcosa per il proprio territorio e i suoi cittadini.
Fino ad una quindicina di anni fa, Favara era conosciuta principalmente per essere una delle capitali siciliane dell’abusivismo edilizio e offriva davvero poco ai giovani, costretti ad emigrare per cercare lavoro. In questo contesto, Andrea e Florinda decisero di acquistare una parte del centro storico della città, lo spazio Sette Cortili, sul quale si affacciano piccole palazzine in stile arabo, che erano da tempo abbandonate a causa dello spopolamento della cittadina. Proprio dalla riqualificazione di quest’area nasce nel 2010 il Farm Cultural Park, uno spazio espositivo dove vengono allestite mostre temporanee e permanenti di artisti provenienti da ogni parte del mondo, ma anche luogo per eventi culturali, dibattiti legati alla riqualificazione urbana e laboratori artistici. Grazie all’impegno e alla capacità di Andrea e Florinda, il Farm Cultural Park è diventato in pochi anni un punto di riferimento mondiale per l’arte contemporanea, ma anche un luogo di ritrovo per i cittadini di Favara e delle zone limitrofe, un’attrazione turistica da 60mila visitatori l’anno e soprattutto una opportunità lavorativa per tanti giovani del territorio o per operatori del settore.
Ci racconta Andrea Bartoli: «Il progetto Farm Cultural Park nasce come uno strumento di compensazione. Con mia moglie Florinda decidiamo di tornare in Sicilia, di non trasferirci all’estero e di vivere a casa nostra, senza aver bisogno di scappare per respirare aria pulita, energia, cultura. Quindi ci facciamo una promessa: di non lamentarci, di non piangerci addosso, di non aspettare che qualcuno ci cambi la vita, ma di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per migliorare Favara. Per noi stessi, per le nostre bambine e per tutti quanti. Per trovare il nostro posto all’interno della società.
In questi nove anni è successo un po’ di tutto. La nostra vita si è stravolta, ma in realtà si è stravolta anche la vita di questa cittadina che era un po’ assopita, senza un progetto, senza un’idea. Una città che fino a dieci anni fa era conosciuta il più delle volte per la mafia e l’abusivismo, diventa la città dell’arte, dei giovani, della sperimentazione. Diventa una capitale internazionale della rigenerazione urbana».
Un progetto che proprio lo scorso 27 giugno ha festeggiato il suo nono compleanno con l’inaugurazione di Countless Cities, la prima edizione di una mostra biennale che vuole raccontare non solo le città ma anche le buone pratiche e le idee innovative che contribuiscono a renderle speciali. La biennale, che sarà visitabile fino al 27 ottobre, coinvolge anche altri luoghi di Favara, come Palazzo Micciché – altro luogo recuperato grazie all’arte – e Palazzo Cafisi.
La visione di Andrea si è trasformata nel frattempo in qualcosa di più ambizioso: «Il nostro progetto per il futuro – racconta – si chiama Società per Azioni Buone. L’idea è di mettere a valore tutte le risorse del nostro territorio, le persone che hanno fabbricati o terreni con un alto potere trasformativo, ma che da soli non riescono a trasformare, con le persone che hanno dei risparmi in denaro e quelli che hanno le competenze per portare avanti questo processo».
Auguriamo ad Andrea il meglio per il nuovo progetto, per il raggiungimento dell’obiettivo di trasformare i cittadini di Favara da fruitori passivi a protagonisti del cambiamento virtuoso della loro città.
di Giuseppe Mazzola
Foto di Giuseppe Mazzola, per gentile concessione del Farm Cultural Park
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