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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Padova, non solo “città del Santo”

Tesori d’Italia fa tappa in uno dei luoghi più caratteristici del Veneto

Con un magico tramonto alle spalle tra i vitigni della famiglia Menegolli in Valpantena e con la rotta verso est, il camper di Tesori d’Italia Magazine si dirige verso Padova, costeggiando le antiche mura veneziane della città con le grandiose porte Savonarola e San Giovanni.
La mattina a Padova regala una brezza fredda e un sole splendente che fa capolino dalle nuvole. Il team si prepara a scoprire una tra le città più belle del Veneto, se non d’Italia.

Prima tappa è la Specola, antica torre del castello dei Carraresi, poi prigione sotto il dominio della Serenissima e, infine, osservatorio astronomico. La torre svetta alta alla confluenza di due canali, in un angolo di pace e tranquillità lontano dal caos della città.
Poco distante dalla Specola, il nostro sguardo si posa sull’antica costruzione goticheggiante inserita tra i palazzi: l’Oratorio di San Michele. L’interno della piccola chiesetta colpisce per gli straordinari affreschi di cui è ricca e che danno un primo assaggio dell’importante qualità artistica che caratterizza Padova.
Ci spostiamo verso la Basilica di Sant’Antonio da Padova, conosciuta anche come la “Basilica del Santo”. Arriviamo nei pressi di Piazza del Santo da via Cesarotti, e ancora una volta la sua bellezza, sin dall’esterno, conferma le nostre aspettative: infatti, mentre ci lasciamo sovrastare dalle cupole orientaleggianti della basilica, ogni dettaglio cattura la nostra attenzione, i colori, la fusione di stili, i campanili a punta che poco o niente hanno da invidiare a dei minareti.
L’interno della basilica riflette tanta magnificenza: la tomba del Santo, opera eccelsa del XVI secolo, la cappella Conti-Belludi affrescata da Giusto de’ Menabuoi, i bassorilievi biblici, i loro colori; infine, attraverso i meravigliosi chiostri che conducono all’uscita, la cappella di San Giacomo con i suoi bellissimi affreschi di Altichiero risalenti alla metà del Trecento.
Tornati a bordo del camper ci dirigiamo su via del Santo, forse una delle strade storiche più importanti della città. Svoltando su via San Francesco, attraversando poi la Riviera dei Ponti Romani e costeggiando l’interrato ponte di Augusto, arriviamo in Piazza delle Erbe, cuore pulsante della vita politica e sociale della città fin dal Medioevo. In piazza troviamo lo storico mercato pervaso da suoni e profumi antichi, ancora vivi.

Sotto il grande porticato di Palazzo della Ragione ci aspetta Paolo Martin, presidente del consorzio “Il Salone” di Padova nato a tutela dei commercianti, vera anima di questo luogo magico.
Dopo una breve intervista a Paolo Martin, gli altri mercanti non si sottraggono alle nostre telecamere e più di uno ripete “i Tesori siamo noi”, ma con una convinzione particolare, quella di chi sa veramente di essere un tesoro, qualcuno di prezioso, una gemma unica e antica, da tutelare e proteggere.
Facciamo sosta con un ottimo pranzo alla trattoria da Nane della Giulia, cui Tesori d’Italia, di recente, ha avuto l’onore di consegnare la certificazione “Tesori d’Italia 2018”.
Il pomeriggio in città prosegue con una visita alla grande sala di Palazzo della Ragione, dove le brillanti e appassionate parole di Giorgio Andrian ci portano a conoscere ancora una volta l’anima artistica e culturale della città. A questo si aggiunge la scoperta del progetto “Padova Urbs Picta, di cui lui stesso è il project manager, e che candida la città, con la sua Cappella degli Scrovegni di Giotto e i cicli pittorici del Trecento, a rappresentare l’Italia nel 2020 per essere iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, candidatura recentemente approvata dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
In ultimo, la sosta allo storico banchetto de “La Folperia” di Max e Barbara, ci regala un’esperienza gastronomica unica, mista a simpatia, tradizione e professionalità.

Alla fine della giornata a Padova tanto è rimasto ancora da scoprire e conoscere, tanto da assaggiare e sentire con i sensi e col cuore. Quello a Padova è sicuramente un arrivederci.

– di Angelo Bartuccio

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