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Marco Poletti, architetto e designer dal DNA Made in Italy

Design e Architettura, unite da un “filo rosa” tutto Made in Italy.
Si presenta così Marco Polettipluripremiato architetto e designer classe 1968, che ha fatto del Made in Italy il suo biglietto da visita, tanto da ricevere nel 2020 la nomina di Ambasciatore del Design Italiano in Kazakistan, Paese che lo vede impegnato nei progetti per l’Ambasciata Italiana ad Astana e per l’Istituto italiano di Cultura Estera ad Almaty.

Chi è Marco Poletti

Una laurea in architettura al Politecnico di Milano e all’attivo numerosissime collaborazioni con aziende che spaziano dal product design all’interior design fino alla moda, in una contaminazione continua e in divenire, dove nulla si distrugge e tutto si trasforma.

“Il mio lavoro è un viaggio in continua evoluzione tra Design e Architettura. Il mio DNA è un equilibrio dinamico tra designer e architetto che ha come unico punto di riferimento quello di ‘dare vita’ a un’idea creativa attraverso interpretazioni di forte impatto emozionale, che siano spazio, superficie o volume” – si legge sul suo sito.

E il suo è proprio un viaggio, iniziato nel 1997 con l’apertura del suo studio a Milano quando, giovane progettista, iniziò a collaborare con alcune delle più grandi aziende della moda, curando nel dettaglio gli allestimenti: Cerruti, Christian Dior, Ermenegildo Zegna, Ferrè sono solo alcuni dei nomi che compaiono nel suo vasto repertorio di esperienze.

 “Il mondo della moda potrebbe essere definito come testa e coda – racconta – È stato un settore di inizio, dove sono nate le mie prime opportunità di lavoro e dove ho capito che proprio da lì nascevano numerosi input da trasferire negli altri settori, come il design, a cui sono da sempre legato”.

Tante le soddisfazioni e i traguardi raggiunti in questi 25 anni di professione. Tra i più recenti, nel 2022, i premi Archiproducts Design Award con la collezione IO di Linki Rubinetteria e con la collezione POLI di AeT Italia, l’European Product Design Award con POLI di AeT Italia; nel 2021 l’Iconic Design Award, lo SBID e l’European Product Design Award con EGO di Giulini G.
E poi le collaborazioni con noti brand del settore arredamento, come Albatros, Catalano, Cerasa, Jacuzzi, per citarne alcuni.

In vista della nuova collaborazione con Tesori d’Italia, abbiamo scambiato quattro chiacchiere per lasciare a lui la parola e il racconto della sua filosofia di pensiero, che va ben oltre il livello progettuale.

L’Intervista
Partiamo dalle basi: cos’è per te il DNA italiano? Cosa aggiunge alla tua professione?

L’essere italiano è alla base di tutto. Noi nasciamo e da subito quello che ci circonda è una scuola di bellezza e di stile, camminiamo in mezzo alla storia e respiriamo per strada la cultura del buono, oltre che del bello. Abbiamo nel nostro DNA dei valori che sono forme creative e artistiche, dal design all’architettura, ma potrei citare anche la poesia, la scultura, la pittura, la musica, l’opera… Tutto questo, contaminandosi e modificandosi, ha dato vita al Made in Italy e nel tempo si è evoluto geneticamente, rendendolo unico ed esclusivo in tutto il mondo. Non ci rendiamo conto di quello che abbiamo finché non andiamo all’estero.

Com’è nato l’equilibrio tra design e architettura?

Il mio percorso nasce all’inizio con il coinvolgimento di aziende nell’ambito dell’arredo-bagno, nello specifico quello delle rubinetterie, per poi declinarlo, in qualità di product designer, in tutti gli altri settori del mondo del design di prodotto che vivono all’interno della casa.
Possiamo dire che il percorso come designer ha avuto una sua evoluzione incrociandosi sempre più con l’altra attività di architetto, attraverso progetti di interior per gli showroom,  ville private e poi anche alberghi, sia in Italia che all’estero.
Questa professione si è sviluppata trasversalmente in modo naturale: da una parte conoscendo i prodotti nelle loro specificità e nelle loro caratteristiche tecniche più esasperate, dall’altra progettando gli ambienti e i luoghi dove essi vivono o trovano un’applicazione. È questo, per me, il binomio tra designer e architetto. Un percorso in equilibrio e in continua evoluzione tra le due attività che sono ormai diventate una sola.

E il legame con la moda?

La moda continua ad essere fonte di ispirazione e un settore in cui continuo a lavorare. Pink Revolution, il nostro evento del Fuorisalone di Milano è stato fatto proprio nel quadrilatero della moda, in via Manzoni, coinvolgendo anche marchi del fashion.

Raccontaci un po’, cos’è Pink Revolution?

Pink Revolution è il progetto presentato lo scorso anno durante la Design Week.
Si parte dall’utilizzo di un colore carico di significato, che diventa strumento di espressione catturando la vista prima di tutti gli altri sensi, trasformandosi così in un pensiero estendibile anche al mondo del design.
L’energia del rosa e le trame tono su tono non evocano un genere o uno stile, ma una rivoluzione che sfida pregiudizi e dicerie superando limiti e barriere. Diciamo che è un punto di partenza monocromatico che cambia la percezione dello spazio e degli oggetti esaltandone dettagli, volumi e proporzioni, terreno fertile per contaminazioni tra settori differenti rigorosamente Made in Italy – oltre al design anche fashion, beauty, food e beverage – superando anche il concetto di tendenze, limitate a livello temporale.

Parli di “linguaggio del tempo”. Cosa intendi?

Il nostro lavoro consiste nell’intuire a distanza una percezione. I linguaggi del tempo sono punti prospettici che, attraverso un processo evolutivo, diventano visioni strategiche e prendono forma generando capsule di diverse tipologie, linkate tra loro.
Una spirale in continua evoluzione che ad ogni ciclo crea un nuovo linguaggio. Tutto questo percorso, se si intuisce in modo corretto, permette di realizzare un prodotto, una collezione  competitiva a livello commerciale. Cogliere i punti prospettici in anticipo significa non arrivare in ritardo.
Un prodotto viene pensato a gennaio, prototipato ad aprile, presentato a dicembre e inizia a vivere, essere distribuito l’anno successivo. Bisogna avere la capacità di cogliere il linguaggio del tempo e trasferirlo poi con questo anticipo nelle cose. Questa è la partenza.

Parlando ancora di tempo, in questo preciso momento qual è il progetto da cui ti senti meglio rappresentato?

Trovandomi coinvolto in un percorso che abbraccia sia il design che l’architettura – tra prodotti, interior design e progettazione di building – sicuramente il progetto che più mi rappresenta è DNA Made in Italy. Qui è racchiusa non solo la mia attività, ma anche una mission, quella di esportare le nostre eccellenze, i nostri valori in tutto il mondo.
Anche con Tesori d’Italia l’obiettivo è proprio questo: la volontà di realizzare qualcosa che porti con sé un pensiero e non sia solo orientato al business.

La nomina come Ambasciatore del Design Italiano in Kazakistan che effetti ha avuto?

Oneri e onori. Subito dopo il riconoscimento, infatti, ho voluto esportare il progetto DNA Made in Italy in Kazakistan grazie alla collaborazione con Renco, uno dei più importanti general contractor italiani.
Abbiamo portato e continuiamo a portare in modo permanente alcune eccellenze italiane in Kazakistan cercando di sviluppare nuove opportunità e nuovi mercati, in un Paese sempre più importante e in fase di crescita. Questo è stato l’obiettivo che abbiamo messo in pratica da quando ho ricevuto la nomina nel 2020.

E come sei stato accolto in Kazakistan? Credi siano buone le prospettive future?

Il Kazakhstan è stata una scoperta, sia per le sue bellezze paesaggistiche contrastanti, tra deserto, laghi e montagne, che per la sua importanza geopolitica tra Russia e Cina, e le sue risorse naturali.
Inoltre, ho avuto l’onore di essere scelto per la progettazione della nuova sede dell’Ambasciata Italiana nella capitale Astana, ormai ultimata, e per il nuovo Istituto italiano di Cultura Estera ad Almaty, che sarà completato nei prossimi mesi proprio accanto alla sede di DNA Made in Italy. Tutto questo per me è motivo di grande orgoglio!

Considerando i dati di incremento a due cifre dell’export di prodotti di design e arredamento italiano in Kazakistan, sarà quindi fondamentale l’evoluzione di DNA Made in Italy con Tesori d’Italia per dare valore a questo percorso, potenziando ciò che fino ad oggi è stato fatto.

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