Viaggio nel patrimonio storico architettonico della città salentina
Nardò, città dalle origini antichissime, custodisce preziose testimonianze della sua affascinante storia, resa tale anche dalla sua posizione favorevole; importante polo bizantino, divenuto successivamente uno dei principali snodi culturali del Salento.
Il suo centro storico è un tripudio di bellezza, crocevia di contaminazioni culturali: da Piazza Salandra, cuore pulsante della città neretina circondata da edifici barocchi, alle numerose chiese che ne testimoniano il valore artistico.
Il Castello Acquaviva è una delle opere architettoniche più rappresentative della cittadina che noi di Tesori d’Italia abbiamo avuto la possibilità di scoprire in occasione del TdI-Tour in Puglia.
Così chiamato perché i primi feudatari di Nardò furono i conti e duchi di Acquaviva di Aragona, famiglia proveniente dall’Abruzzo, fu costruito intorno al Quattrocento per rendere più sicura la città in seguito alle invasioni turche del 1480. La sua edificazione determinò quindi il passaggio dalla dominazione angioina a quella aragonese, che decretò l’affermazione degli Acquaviva.
La sua struttura, opera dell’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, dalla forma quadrangolare, con le quattro torri cilindriche agli angoli, è molto simile ai Castelli di Otranto, Taranto e Gallipoli.
L’edificio oggi presenta uno stile medievale: alla fine del feudalesimo gli Acquaviva, residenti a Napoli da diversi secoli, abbandonarono il maniero che, messo all’asta, venne acquistato dalla famiglia Personè, una delle più ricche di Nardò, che decise di trasformare questo luogo in una residenza aristocratica; la facciata principale, infatti, presenta al centro del balcone lo stemma della famiglia, di origine ottocentesca, sovrapposto a quello originale.
Nel 1933 il Castello venne acquisito dal Comune di Nardò e dal 1934 ospita una parte degli uffici comunali tra cui quelli di rappresentanza, la Stanza del Sindaco, la Sala Giunta e l’Aula Consiliare.
Nelle sale al piano terra, all’interno del “Torrione dell’Innamorato”, trova sede il Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari, fortemente voluto da Paolo Zacchino e Gregorio Caputo, uomini di teatro e ambasciatori della cultura neretina, con l’intento di salvaguardare e custodire l’identità, le origini e le tradizioni del territorio. All’interno del Museo sono esposti strumenti, attrezzi da lavoro, fotografie e arredi collezionati nel tempo dall’Associazione Amici Museo Porta Falsa, che attrae ogni anno un numero sempre crescente di visitatori.
L’idea nacque nel 1974 quando la compagnia Piccolo Teatro Città di Nardò allestì una nuova rappresentazione teatrale con oggetti tipici dell’ambientazione contadina. E la raccolta fu cospicua: i donatori, infatti, con l’intendo di disfarsi di arnesi ormai desueti, consegnarono spontaneamente gli oggetti riposti in soffitta.
Oggi il Museo si divide in cinque sezioni: una dedicata all’attività contadina, una alle arti e ai mestieri, una alla vita domestica, una alle tradizioni popolari e una alla Nardò “sparita”, ossia una collezione di circa 40 plastici che riproducono monumenti e chiese della città di un tempo.
Nelle due sale attualmente è esposta solo una parte dell’ingente patrimonio raccolto in ormai 40 anni di ricerca. Vi sono gli attrezzi da lavoro del contadino, del falegname, del fabbro e non mancano oggetti di uso quotidiano. Vi è, inoltre, una ricostruzione parziale di un bilocale con sala, camera e cucina: ambienti tipici di un’abitazione della prima metà del Novecento.
Una cittadina, quella di Nardò, che presenta un’attrattiva turistica di eccezionale interesse, oltre che per l’unicità dei paesaggi e degli habitat marini, anche per il valore storico-culturale e il variegato patrimonio artistico, una tappa assolutamente imprescindibile per turisti, forestieri ed esploratori che attraversano il Salento.
– di Chiara Villani
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Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari