Esposte a Noto fino al 18 novembre due mostre esclusive prodotte da un art promoter “razionalmente visionario”
Ci sono luoghi belli di per sé, così particolari e caratteristici da non aver bisogno di nessun artificio per essere considerati speciali. Sono proprio questi i luoghi in cui l’organizzazione di un evento diventa Arte con la “a” maiuscola, dove uno sguardo sensibile ed empatico riesce ad utilizzare ciò che già esiste ma che non sempre viene valorizzato.
«Noto, patrimonio del Barocco, già nella sua identità si presenta come una città d’arte straordinaria. La sua popolazione è seduta su un tesoro nascosto ma non se ne accorge». A pronunciare queste parole è Gianni Filippini, produttore e art promoter raffinato e lungimirante che Tesori d’Italia ha potuto conoscere più da vicino durante il TdI-Tour nel Sud-Est della Sicilia. Siamo stati al Convitto delle Arti Noto Museum che ospita fino al 18 novembre due mostre sublimi: Picasso è Noto e Frida Kahlo La Rivoluzionaria.
Al di là del grande valore artistico delle mostre ─ gioiello di raro spessore per contenuti, qualità e ricchezza di spunti e ispirazione ─ una caratteristica importante è stata la capacità di promuovere un dialogo con il comune di Noto, rafforzando non solo l’identità specifica siciliana ma anche e, soprattutto, dell’intero mondo culturale.
Le mostre hanno infatti il merito di coinvolgere intimamente lo spettatore, chiamandolo a fare i conti con un immaginario collettivo che ha a che fare con il ritratto di due straordinari artisti il cui carattere è sinonimo di rottura dei canoni, di rivoluzione. Non è un caso se la scelta di allestire un evento così suggestivo sia ricaduta proprio a Noto, preziosa realtà del Sud-Est della Sicilia. Come i due grandi artisti, infatti, anche Noto incarna fascino e ribellione, non “grida” per far conoscere la propria voce, ma esprime sé stessa con tutta la naturalezza e grazia di cui è capace.
Per amalgamare armoniosamente identità così distinte e straordinarie, Gianni Filippini ha fatto una scommessa importante: ha investito sulla qualità, sulla bellezza per la bellezza. «Trasformare Noto in una città d’arte vuol dire innanzitutto usare ciò che già esiste, accendere una luce per l’arte: “Ri-illuminare” Noto, dando vita a suggestioni in grado di esprimere ciò che è già presente». Sembra facile a dirsi eppure non è così scontato riuscirci. Realizzare un progetto che parte dalla valorizzazione di ciò che già esiste richiede ambizione, equilibrio e precisione, poiché l’obiettivo non è né sovrastare né reinventare, ma è rendere fruibile e raccontare con nuove parole qualcosa che è già un dono inestimabile. Il valore della riscoperta risiede quindi nella sensibilità con cui si sceglie di creare connessioni perfettamente armoniche ed essenziali.
A tal proposito Gianni Filippini ha le idee molto chiare, dato che uno dei suoi propositi è quello di “invadere” Noto con delle grandi installazioni di scultori nazionali e internazionali in grado di dare un contributo al “Manifesto culturale” in progettazione. In più c’è l’obiettivo di dare vita a residenze per artisti dal carattere internazionale per rendere Noto sempre di più una città che vive d’arte 12 mesi l’anno e che produce sapere restando “sempre accesa”.
«Bisogna abituare le persone a pensare in grande. Dovremmo iniziare dai ragazzi che vanno a scuola», continua Filippini. L’idea di fondo è quella di nutrire l’arte creando, nel tempo, delle interconnessioni di elevato impatto culturale in grado di coltivare l’amore per l’arte e, soprattutto, di condividere questo amore con la popolazione di Noto e tutti i suoi ospiti.
Sviluppare la coscienza artistica, risvegliare l’orgoglio e la consapevolezza è una mission ambiziosa, visionaria e al contempo fattibile e possibile. Se vogliamo, perfettamente in linea con la mission di Tesori d’Italia: Back to culture, Back to business.
– di Valentina Alfarano