Tra bellezze architettoniche, artigianali e gastronomiche, abbiamo scovato un patrimonio umano indimenticabile
Dopo aver letteralmente invaso, pacificamente, il comune di Nardò, la gratitudine provata per gli incontri fatti e per le storie che abbiamo ascoltato e condiviso, ci ha inondato il cuore e gli occhi di vita. Ogni grande avventura inizia con una sfida importante da affrontare, l’occasione si è concretizzata con la presentazione ufficiale del Piano Worldwide 2025 di Tesori d’Italia a Nardò. Qui abbiamo potuto conoscere chi, con intuizione, passione e sacrificio, fa della propria vita, ogni giorno, un’opera d’arte.
Rompere la quotidianità di una piccola cittadina è inusuale, ma ancor di più lo è, dopo, sentirsi accolti con fiducia e gioia, ritrovando nei gesti quotidiani di chi compie il proprio lavoro o di chi si incontra per caso in un caffè, un clima amichevole, familiare. Per questo, a poche ore della nostra entrata in città, l’ “invasione” di Tesori d’Italia a Nardò si è trasformata in un momento di confronto e di crescita.
Siamo partiti dallo IAT Nardò – Info turismo sito in piazza Salandra, che ci ha subito fornito le coordinate territoriali essenziali per muovere i nostri passi in un susseguirsi di scoperte piacevoli. A pochi passi dall’Infopoint, infatti, si trova La Vetrina del Gusto, dove ci siamo precipitati senza esitare, attratti dai prodotti artigianali impacchettati e messi in bella mostra in vetrina. Qui abbiamo conosciuto Francesca Pagliara, che ci ha condotti nel mondo della produzione enogastronomica ed artigianale di Nardò e non solo. Abbiamo anche scoperto, infatti, come le nuove generazioni neretine abbiano avuto il coraggio di riprendere i mestieri dei genitori e dei nonni. Questo è il caso del Pastificio Pando, le cui redini sono in mano ad un gruppo di ragazzi che creano paste classiche e sfiziose mixando innovazione e artigianato, e del Panificio Vergine, gestita da due ragazze giovanissime che realizzano prodotti da forno ispirandosi alle antichissime ricette salentine tramandate dalle nonne.
Il nostro percorso enogastronomico ci ha portati a conoscere realtà tanto antiche quanto preziose, come la Salumeria Giannuzzi e l’Antica Macelleria Fai.
Non sono mancate dolcissime tappe: presso l’elegante Pasticceria Piemontese di Nardò, o nel lussuoso Caffè Parisi, situato nel centro storico della città.
La Bottigliera – Wine Bar, invece, ci ha fatto scoprire birre sfiziosissime e prelibatezze salentine.
Il cuore di una città ha tantissime sfaccettature, colori e passioni che lasciano un’eco indelebile. La memoria diventa sacra e c’è chi la custodisce con orgoglio: è il caso del Club Fedelissimi Nardò, che promuove lo sport come sano strumento di aggregazione della comunità ; o ancora di Luigi Caputo, scrittore appassionato, che nel suo libro “Amarcord Nardò…”, arricchito dalle illustrazioni dell’artista Graziano Caputo, ha raccolto luoghi, personaggi e aneddoti della Nardò del dopoguerra, prima che gli spaccati di vita andassero perduti; senza dimenticare Gregorio Caputo, inarrestabile fondatore del Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari di Nardò, il quale ci ha fatto fare un tuffo nella “Nardò sparita”; o di Ferdinando Assanti, attore e artista neretino, che ha dato risalto ai set naturali della splendida Nardò; per poi concludere con il signor Mimino che, in sella alla sua bicicletta, ci ha offerto generosamente le pitteddhe e le tipiche patate dolci per farci conoscere i sapori della sua città.
Ciò che ha reso Nardò particolarmente speciale ai nostri occhi è stata la presenza di giovani animati dal desiderio di portare il bello nella propria terra, con impegno e grandi idee. Come i ragazzi della Cooperativa Verdesalis, incubatore di progetti di agricoltura naturale del territorio neretino.
Il legame con le proprie radici si riflette nei gesti e nelle abitudini dei suoi abitanti e, inaspettatamente, anche in chi si è fatto “adottare” da Nardò scegliendola come casa: Daniele dell’Angelo Custode, artista e scultore del metallo, nato a Dusseldorf ma cresciuto a Nardò, che si è definito neretino doc, consapevole di essere “quello che è” anche grazie al luogo in cui è cresciuto; Jason, animatore dal cuore d’oro la cui storia incredibile di viaggi e lavoro l’ha condotto fino a Nardò; Vincent De Cat, nato a Bruxelles che, dopo essersi innamorato del Salento, ha dato vita a strutture ricettive in alcune delle più suggestive dimore storiche di Nardò.
Storie incredibili, di fatica, coraggio e passione, che ci hanno fatto sognare, lasciandoci impressi i volti di tutti quelli che sono diventati lo specchio di una città ricca di fascino e cultura che abbiamo imparato ad amare.
Rapiti dalla bellezza del centro storico, con i suoi palazzi, le chiese e le facciate di impronta barocca, abbiamo apprezzato gli incantevoli laboratori artigianali: l’Atelier Daniele Vaglio, artista eclettico e spumeggiante che realizza stampe uniche; l’Atelier di Giuseppe de Bravo e Maria Rosaria Vaglio, dove si lavora l’argilla e si realizzano oggetti tradizionali salentini “riletti” in chiave contemporanea; il negozio Terrarossa che propone notevoli creazioni artigianali della tradizione salentina, tutte scelte con cura e passione da Massimo Siciliano, il titolare, per tutelare il patrimonio fatto di manualità.
A Nardò la vita scorre tranquilla, tra giorni spensierati e faticosi ma sempre pieni di stupore.
In fondo, ogni luogo diventa speciale quando le persone riescono a viverlo fino in fondo con semplicità e gratitudine, accogliendolo e restituendogli bellezza e valore.
– di Valentina Alfarano