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giovedì, 21 Novembre, 2024

Il Bilancio

Il 2020 giunge finalmente al termine ed è tempo di bilanci. Un anno funesto, interminabile, in cui abbiamo vissuto tutto troppo all’improvviso e troppo a lungo per poterci perdere ancora in parole, critiche e rimpianti. La realtà va affrontata adesso, per quel che riguarda sia il passato sia il prossimo futuro. La pandemia è specchio purtroppo di un malessere globale che interessa l’intero pianeta, l’intero genere umano, ed è oggi più che mai nostro dovere capire, partecipare, essere abitanti consapevoli. La domanda allora che dobbiamo rivolgerci e a cui occorre provare a rispondere prima di un 2021 pieno di incognite è la seguente: “Ho fatto la mia parte?”.
Per quanto non dipenda solo da noi, ogni singola scelta ha un suo peso e ognuno ha un ruolo ben preciso nel corso della Storia. Nel lavoro come nella vita, tutti dovremmo chiederci per ciò che compete la nostra sfera d’azione, rispetto soprattutto alle promesse e agli impegni presi con gli altri e con noi stessi, se abbiamo fatto o se almeno stiamo provando a fare la nostra parte.

A causa della pandemia è in gioco la sopravvivenza stessa di rapporti, imprese, progetti,  sacrifici e investimenti di anni, ma tirare le somme a fine anno, in un momento così complesso, non può significare semplicemente un diagramma di profitti o di perdite. Abbiamo fatto la nostra parte o ci stiamo nascondendo dietro le mura degli uffici o di casa nostra? Stiamo affrontando questa crisi guardando anche alle esigenze degli altri o pensando solo a noi stessi? Stiamo combattendo concretamente le nostre paure o stiamo solo osservando inermi il mondo in attesa che qualcuno se ne occupi per noi?
Il vaccino sarà, nella sua probabile efficacia, la cura scientifica alla pandemia ma non risolverà certo i problemi strutturali di questa società, resi ancora più marcati dalla gestione errata di un’emergenza che sembra non finire mai. Né porrà rimedio ai danni causati alla nostra esistenza e alla nostra quotidianità. Il 2020 passerà e arriverà il 2021, è un dato di fatto. Ma è mai possibile che si riduca tutto soltanto a questo “sarà, risolverà, passerà, arriverà…”, alla semplice attesa che finisca qualcosa e inizi qualcos’altro? La cura sarà sicuramente merito del lavoro di altri, d’accordo, ma la soluzione siamo e restiamo soltanto noi. Concentriamoci allora su questo, negli ultimi giorni di un anno che purtroppo ricorderemo per sempre e proviamo a decidere noi il nostro finale.

C’è tempo. C’è ancora qualche giorno, addirittura c’è ne uno in più quest’anno, messo lì proprio come se la vita volesse offrirci un’ulteriore opportunità per scegliere e per agire. C’è tempo per smettere, o per iniziare finalmente a fare. Per chiamare chi non si è ancora chiamato. Per riprendere ciò che si credeva perduto. Per aprire quelle porte che non si è avuto il coraggio di aprire o per lasciarsi alle spalle, una volta per tutte, ciò che continua a far male. Il 2021 siamo noi. Siamo l’Italia che si spegne nel dolore del ricordo di quest’anno, siamo l’Italia che deve riaccendersi e ricostruirsi nella consapevolezza della propria forza, della propria coscienza e della propria identità.

È questo l’augurio e l’invito che Tesori d’Italia sente di voler fare a tutti per Natale: immaginare davvero per un attimo che dipenda da noi, per vedere l’Italia e il mondo sotto tutt’altra luce. Mettiamo in atto le nostre scelte con coraggio e senso di responsabilità e, come per il vaccino, attendiamo fiduciosi gli esiti nell’anno venturo. Non perdiamo la speranza e costruiamo con le nostre mani l’opportunità di una vita migliore, di un Paese più sano, di un mondo più sicuro. Parole che suonano utopiche, certo, ma che per una volta potremo dire di aver scritto e pronunciato noi.

di Riccardo D’Urso

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