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lunedì, 29 Aprile, 2024
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Rita Armanda Bigi, la docente dell’anima

"Essere consapevoli del processo sensazioni-emozioni-pensieri e scriverli, comporta guarigione, realizzazione, vita piena. E l’uomo diventa produttivo nel migliore dei modi, come creatore unico della sua realtà".

Rita Armanda Bigi è nata osservando il mondo per tre giorni e tre notti, in silenzio mentre decideva sul da farsi.
Al terzo giorno un rinomato medico che passava dalle parti di Ancona, ha deciso di tirarla fuori e di dare inizio alla sua incredibile vita.
Una bambina forte Rita, già con un carattere tutto delineato dalla voglia di proclamare la propria verità.
Sì, certo, ognuno di noi ne possiede una, ma ad alcune persone capita, in questo mondo, di diventare depositarie anche di quelle degli altri.
Capita.
La realtà più profonda lo dice proprio la stessa Rita “Io non posso stare zitta”. E questo dictat ha a che vedere con il fare qualcosa che porti del bene agli altri.
Questa intervista nasce da un destino, almeno così voglio immaginarla. Per il semplice fatto che proprio nulla in questo mondo accade per caso. Un dialogo durato diverse ore durante un pomeriggio in cui mi sono resa conto (ma dal primo momento in cui l’ho ascoltata ho capito che sarebbe stato così) che avrei imparato qualcosa che mi sarebbe tornato utile un giorno.
Rita Armanda Bigi è molte cose, alcune credo indefinibili, altre molto istituzionali ed importanti. È una scrittrice entrata nella dimensione saggia oltre ogni etichetta degli “anta”, che è stata un’insegnante per un tempo importante della sua vita, toccando i cuori e le menti di molti. Una lunga linea di premi ne ha sancito il passo durante tutto l’arco della sua professione, fatta sempre con grande passione. Voglio ricordarne solo alcuni: il Premio di Poesia, Civitanova Marche, il Premio Graal Lovere, il Premio Regium Julii, il Premio “Filippo Liardo”, Leonforte, e il Premio Nazionale di Narrativa e Poesia “Pietro Borgognoni”.

Dal 2015 è anche guida certificata e istruttrice per ragazzi nei percorsi di meditazione profonda e auto-conoscenza. Il che vuol dire che ha a che fare con la materia umana praticamente da tutta la sua esistenza.

E questa eterna ragazza ha creato un metodo racchiuso in un libro magico dal titolo “Io respiro, tu respiri, noi ci ispiriamo”, un manuale prezioso costruito attraverso anni di esperienza  nell’interazione con un vasto pubblico di studenti e di esseri umani in cerca della stabilità dello spirito (anche senza esserne consapevoli) e della conoscenza di sé stessi.

E la bacchetta magica, come mi dice lei è proprio il respiro. Un alleato e un grande maestro. Tutto viene dal respiro. E da qui ci sarebbe da fare una dissertazione se non un’introduzione all’importanza della tecnica di respirazione per chi conosce e pratica lo yoga (pranayama), Prana (fiato, respiro vitale, energia, forza, potenza, spirito) e Ayama (lunghezza, controllo, espansione), ma noi non lo faremo, anzi ci focalizzeremo su quello che questa insegnante “ribelle” ha donato alla scuola italiana nei suoi anni di pratica didattica (1961-1996).

Rita Armanda Bigi decide e riesce a portare, contro ogni illazione e muro innalzato per non fare in modo che ciò accadesse, la meditazione nell’assetto scolastico. Obiettivo? Quello di fare in modo che gli alunni potessero raggiungere un diverso, più maturo e altamente qualitativo livello di scrittura. La meditazione e l’ispirazione, questo il binomio su cui si è concentrato tutto il suo lavoro e tutta la sua ricerca. Mi racconta diversi episodi, uno più incredibile dell’altro, e tutti pieni di emozioni. Ma non racconteremo nemmeno di questi. Quello che vorrei che venisse fuori da questa intervista è la forza e la dedizione che regolano il vero cambiamento. Immaginate un’insegnante della fine degli anni Settanta che decide di cambiare completamente il suo metodo di studio (quello istituzionalizzato e conforme alla programmazione) per spiegare ed insegnare ai ragazzi a respirare liberando la propria profonda creatività. Un modo di fare lezione tra i banchi che naturalmente all’inizio non viene compreso dai colleghi e dal corpo docente, ma che lei continua a spiegare come metodo che ha dell’universalità. Questa capacità di riuscire realmente a respirare, libera il nostro profondo essere e ci porta alla maturazione di qualcosa che custodivamo da qualche parte. “Con l’espirazione tiriamo fuori quella perla preziosa che abbiamo dentro e con lo stesso gesto liberiamo dal pozzo oscuro del nostro essere quello che ci brucia dentro”.
Un’opportunità questa per carpire quello che abbiamo dentro respirando ciò che c’è fuori.
“Essere consapevoli  del processo “sensazioni-emozioni-pensieri e scriverli, comporta guarigione, realizzazione, vita piena. E l’uomo diventa produttivo nel migliore dei modi: da automa a creatore della sua realtà. Ecco perché quello che faccio ha la caratteristica dell’universalità e può essere usato in qualsiasi realtà. Fintanto che l’uomo respira c’è la possibilità del riscatto: guarire dalla malattia o comunque trarne giovamenti, liberarsi dalla povertà o comunque conviverci senza soffrirne, ardere su un altare invece che vivere nel buio di una bettola”, mi dice Rita. E il suo lavoro è testimonianza di queste parole.

Un corso, una lezione, un insegnamento che rappresentano, nel corso della vita di questa donna straordinaria, un’opportunità personalizzata fino all’osso per ognuno dei suoi alunni. La lotta è stata quella di azzerare la mediocrità presente nel sistema scolastico italiano che a volte non comprende le dinamiche di eccellenza che si nascondono nella diversità e unicità di ogni alunno. “Non mi bastava quello che vedevo, e la mia intenzione era quella di dare ad ognuno lo strumento giusto affinché gli fosse stato possibile dare il meglio di sé. Un metodo che potesse valere come validazione di un percorso anche scientifico e ideale per tutti”. E allora è accaduto l’impensabile. Rita è stata un faro per molti, ma la sua ricerca non si è mai fermata. Per lungo tempo si è chiesta, attraverso le sue metodiche e constatazioni, quale fosse il reale “quid” della Poesia. Quale fosse la sua essenza e in che modo trovarlo e prenderne perfettamente atto. E un giorno ci è riuscita, in che modo? “Ho smesso di scrivere”, mi dice. L’ultima cosa che ho scritto è stato un atto teatrale in cui decretavo ufficialmente la fine della mia scrittura. Questo perché volevo realmente viverla. Volevo vivere la scrittura e la poesia e l’unico modo per farlo era attraverso l’ispirazione concreta che potevano darmi lo yoga e la meditazione. E allora il quid è arrivato. E il quid è proprio la respirazione. E mi sono resa conto che era così facile trovarlo. L’ispirazione è la stessa inspirazione”. Il segreto allora sta tutto nel nostro respiro. Parliamo quindi di un metodo evolutivo che porta il soggetto che a lui si affida e che decide di percorrerne le tappe ad un grado importante di consapevolezza, soprattutto creativa “Chi vogliamo essere realmente?”. E la risposta che dà Rita è la più semplice e la più profonda “Voglio essere colui che si accorge di essere felice”.
E questo è un altro risvolto del mondo della meditazione. C’è tutto un potenziale terapeutico che ci porta a capire quanto sia importante la diversità e soprattutto l’approdo al cambiamento. “Cerchiamo spesso ciò che desideriamo al di fuori di noi, quando invece dobbiamo trovarle dentro. E questa è pura maieutica. Perché dentro di noi abbiamo già tutto scritto perfettamente, dobbiamo solo tirarlo fuori”.
Questo è l’insegnamento, perché come mi ripete Rita, “la vita è un dono”, e non dobbiamo dimenticarlo.
Una donna davvero unica Rita Armanda Bigi, così unica che ha aperto le porte della sua esperienza incredibile anche alle nuove tecnologie. Sarà infatti proprio il suo il prossimo gemello digitale che verrà creato per sensibilizzare le scuole alle nuove metodiche apprendendo gli insegnamenti unici di questa “eterna docente dell’anima”. Perché la mente che ospita l’infinito non esaurisce mai la propria forza creatrice.

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