20.3 C
Napoli
sabato, 18 Maggio, 2024
HomeL’EDITORIALEIl carburante bianco

Il carburante bianco

Nessuno dovrebbe pagare per gli errori degli altri, se non per i propri, ma è questo da sempre uno dei limiti più grandi del nostro Paese. Quanto sta accadendo in Italia oggi, nel fronteggiare l’emergenza sanitaria e la crisi economica, è la dimostrazione di quanto siamo ancora incapaci di imparare dagli errori del passato e sistematicamente impreparati ad intervenire per risolvere i problemi.

Scrivevo solo un mese fa che avremmo ricordato il mese di settembre 2020 come il periodo probabilmente più faticoso, mentalmente e fisicamente, della storia nostra e del Paese. Ricorderemo invece il mese di novembre per la rabbia che ognuno di noi avrà provato nell’assistere quasi impotente ad uno spettacolo annunciato per il quale nessuno avrebbe voluto pagare il biglietto. Un biglietto carissimo, perché gravato dai costi di una pessima gestione organizzativa e da attori per nulla all’altezza del ruolo assegnatogli.
È nostro dovere, oltre che nell’indole di Tesori d’Italia, guardare sempre avanti e continuare nel percorso di scoperta e di promozione del patrimonio di cose buone che producono gli italiani, ma non possiamo non parlare, né tanto meno far finta di niente rispetto a ciò che sta accadendo. Siamo in piena emergenza e dobbiamo fare i conti con tutto quanto avremmo voluto fare e non abbiamo potuto, con quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo voluto, che avremmo dovuto ricordare e che abbiamo dimenticato.

È fondamentale in questo preciso momento storico essere ottimisti ma allo stesso tempo vigili, mantenere i nervi saldi e trovare le soluzioni possibili ai contraccolpi psicologici ed economici derivanti da uno scenario sempre più imprevedibile.
Mancano informazioni, parametri affidabili di valutazione, una comunicazione uniforme e, di conseguenza, vengono a mancare quelli che, fino a poco tempo fa, erano i nostri principali punti di riferimento. Fenomeno che sta purtroppo interessando tutti i settori a qualunque livello. Tocca allora a noi lavorare per ricrearli, fortificare quanto costruito finora e gettare nuove basi per un futuro che, per quanto lontano nel nostro immaginario, resta lì, in attesa di accogliere i risultati della nostra capacità di reagire alla pandemia e alle mancanze di un Paese che, nel bene e nel male, resta l’espressione di noi tutti.
È bene ricordarlo: il mondo della globalizzazione non si ferma, né tantomeno il tempo, per cui occorre restare fedeli ai propri intenti e quanto più presenti a sé stessi e ai propri obiettivi; il futuro è dietro l’angolo, oltre lo spettro di una pandemia ancora da sconfiggere, pronto a riflettere i successi ispirati dal nostro coraggio così come i fallimenti dettati dalla nostra paura.

Trasformiamo la rabbia di questo novembre 2020 nel carburante bianco della nostra rinascita e del rilancio di un Paese che, per quanto sofferente, conserva ancora tutta la sua bellezza, il valore della sua storia e il fascino incommensurabile della sua cultura.

di Riccardo D’Urso

ARTICOLI CORRELATI

PIÙ LETTI