Un percorso per scoprire il carico di ricchezze storiche e bellezze architettoniche neretine
Fluxus Cooperativa ha accompagnato Tesori d’Italia alla scoperta di Cenate Nuova, una località di villeggiatura immersa nel verde, sita a sud-ovest di Nardò, ricca di suggestioni e caratterizzata da ville scenografiche dalle facciate fantasiose e originali, che incorniciano l’intero paesaggio.
In passato, le ville erano espressione della ricchezza dell’alta borghesia: le complessità di forme e i preziosi decori, tutti diversi gli uni dagli altri, la dicevano lunga sui proprietari, sullo stile di vita, sui gusti, sulle loro effettive disponibilità economiche. Oggi queste ville testimoniano l’urbanizzazione del paesaggio agrario.
Tra il Settecento e l’Ottocento le famiglie più facoltose del Salento invitavano i migliori architetti d’Italia a dar sfoggio della loro maestria. Unico obiettivo: mostrare e stupire, creando la facciata più fantasiosa tra tutte.
Nella Cenate Vecchia è ancora possibile ammirare dimore che hanno visto la luce nei primi anni del Settecento; nella Cenate Nuova, invece, le ville sono state edificate a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Quello di Cenate Nuova è un vero e proprio itinerario alla scoperta dell’arte: la via che da Pagani, piccola frazione di Nardò, conduce fino alle marine neretine, è costeggiata da dimore che sono dei veri e propri gioielli architettonici custodi di fascino e storia. Il carattere predominante delle ville è chiamato eclettismo, un mix di vari stili in cui trionfano il liberty, l’art nouveau, ma anche il moresco, il neoclassico, il barocco. Ci si addentra in un percorso sospeso tra sogno e realtà, dove la diversità dei linguaggi diventa tesoro.
Caratterizzata dall’intreccio di due stili differenti è la Villa Vescovile, di proprietà della Curia, edificata in due diversi momenti storici da due vescovi.
Il piano terra, costruito nel 1733, ha uno stile neobarocco, mentre il piano superiore, commissionato nel secolo successivo, è caratterizzato da uno stile neoclassico, più lineare. L’insieme suggerisce impressioni contrastanti, evocando percezioni che rendono la villa importante dal punto di vista storico ed architettonico.
Villa Saetta, costruita alla fine dell’Ottocento, cattura la nostra traiettoria visiva; la villa fu commissionata ad un famoso architetto dell’epoca, l’architetto Arditi, dal cavaliere Lorenzo Saetta, avo dell’attuale proprietario De Michele.
La dimora, con il suo stile particolarissimo, caratterizzato dalla pianta a forma di omega, con il corpo centrale concavo e convesso nella parte retrostante, sembra essere un’opera d’arte a cavallo tra un dipinto e una scultura. Ricca di fantasie e sperimentazioni, è circondata da un giardino all’italiana in cui sono state piantate dagli attuali proprietari, in tempi recenti, 3000 essenze locali, tra cui il mirto e la salvia. I mattoncini bicolore della facciata, rosso pompeiano e giallo ocra, riprendono i colori dello stemma aragonese.
Il percorso tra le dimore storiche neretine ci conduce alla volta di Villa De Benedittis (già Villa Cristina dei Personé). La prima cosa che balza agli occhi è la sua scalinata curva a staffa di cavallo, le cui balaustre sembrano ricamate, mentre le finestre, dal caratteristico stile arabeggiante, richiamano atmosfere esotiche e lontane, donando un tocco di mistero all’insieme. Elementi sinuosi si intrecciano ad altri più spigolosi, in un mix di vari stili che convivono con grande naturalezza; bastioni, archi e torrette sono messi insieme in modo asimmetrico, ed è proprio l’asimmetria l’elemento caratteristico della villa commissionata nel 1920 dalla famiglia Personé.
Infine, Villa Caputo (già Vaglio-Massa), dal colore rosso pompeiano, con le sue finestre dallo stile neoclassico, sulle cui sommità svettano timpani che si slanciano verso l’alto e che richiamano alla mente tutta la potenza dell’architettura greca e romana.
Elementi dinamici vibranti di luce, le dimore storiche di Nardò evocano un’idea di bellezza caratterizzata non tanto dalla perfezione, quanto dall’originalità delle sue composizioni ardite grazie alle nuove combinazioni. Queste ville ci parlano della libertà di un’espressione artistica che contempla la possibilità e la necessità di osare, come solo l’arte sa fare.
di Claudia Mele