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mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Back to culture, back to business

Riccardo D’Urso – Direttore Responsabile

Cultura d’impresa nell’era globale.

Il mondo imprenditoriale è impregnato di cultura, come le attività culturali sono legate imprescindibilmente ai programmi di sostenibilità e di sviluppo economico. Fare cultura d’impresa, in tutte le sue molteplici sfumature, è uno degli argomenti più importanti dell’era globalizzata ma resta un’entità variabile, sia nel significato sia nella sua attuazione. C’è un articolo di Mondolavoro del 2011 in proposito – “Cultura d’impresa: cosa vuol dire?” – che sintetizza molto bene questo aspetto: “…ciò che risulta fondamentale per qualsiasi azienda… è che questo nuovo modello di cultura non rimanga confinato nelle mani dell’imprenditore ma venga comunicato e condiviso con tutti i soggetti operanti al suo interno. La comunicazione è, infatti, una leva strategica indispensabile per il successo di qualsiasi attività imprenditoriale ma, per rivelarsi davvero efficace, occorre che sia indirizzata all’interno dell’azienda prima che al suo esterno. Un team partecipe e consapevole dei valori aziendali contribuirà, infatti, ad una maggiore diffusione della cultura d’impresa… ciò che risulta poi davvero indispensabile è l’abbandono di qualsiasi logica legata esclusivamente al mero profitto e ai risultati di breve termine… l’imprenditore che fa cultura di impresa è proiettato verso il futuro e la sua attenzione è totalmente incentrata su aspetti importanti come la creatività, l’innovazione, il rispetto e la valorizzazione delle risorse, soprattutto di quelle umane…”.

Comunicare e condividere, dunque, come sinonimo di trasparenza e innovazione. Espressioni alle quali preferisco tuttavia quelle di incontrare e partecipare. L’articolo chiude invitando manager e imprenditori ad utilizzare maggiormente piattaforme virtuali, blog aziendali e social network per un rapporto più diretto e immediato con i propri clienti. Sono d’accordo, ma solo in parte. L’interazione virtuale, anche e soprattutto commerciale, fa sicuramente comunicare le persone, ma alla fine sono le sintonie o disarmonie relazionali innescate da un incontro e dalla successiva capacità di gestirlo a determinare l’esito positivo o negativo di un affare. Laddove spesso non riesce a risolvere lo scambio accanito di email, basta spesso una telefonata o un incontro davanti ad un buon caffè per appianare una situazione. Globale o non globale, fare cultura di impresa è prima di tutto la consapevolezza dell’importanza degli altri e del fatto che da soli si tracciano le strade ma non le si costruisce. È andare alla scoperta della persona che sta dietro un’azienda, la volontà di conoscere e di sperimentare direttamente il senso e l’utilità di un affare, è la capacità di guardare le persone negli occhi e di ascoltarle, perché per quanto l’avere tante relazioni porti potenziali guadagni resta sempre e solo l’ascolto il principale produttore al mondo di valore. E allora nel nostro darci da fare, se crediamo davvero in qualcosa, investiamo pure tutto il tempo e il denaro disponibile o necessario, pianifichiamo, stendiamo progetti, apriamo siti web e facciamo social marketing, incontriamo, proponiamo, raccontiamo la nostra vision e viaggiamo per il mondo intero se vogliamo, ma impariamo ad osservare le persone che abbiamo davanti e soprattutto ad ascoltarle, se pensiamo di lavorarci insieme. Anche il loro silenzio va bene, ci insegnerà comunque qualcosa di importante, potrebbe essere proprio quello il punto giusto dal quale partire.

di Riccardo D’Urso

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