La Bandiera Italiana, tra le più belle e semplici del mondo, vive nell’inconscio di ogni italiano. C’è chi la ama di più, chi meno. Chi ne apprezza più i colori, chi il significato. C’è chi la rispolvera dentro di sé solo in caso di vittoria dell’Italia in una competizione sportiva, chi la associa alla qualità di un prodotto, del nostro cibo in particolare, chi ad un’ancora di salvezza quando si trova all’estero. Mi si potrà pure dire il contrario, ma credo non ci sia italiano che, nel profondo, non provi piacere ed “un seppur lieve senso di appartenenza a qualcosa” nel veder sventolare una Bandiera Tricolore, ovunque egli si trovi.
Ci sono italiani per cui la Bandiera è invece molto di più: è l’Italia intera con dentro tutti quanti noi, i nostri principi, la nostra storia, le nostre tradizioni. Italiani che fondano la propria vita in difesa e nel rispetto dei suoi ideali. Che parlano, agiscono, ascoltano nel nome di quella Bandiera e si impegnano ogni giorno per fare sistema. Quegli italiani che tutte le mattine si svegliano con la piena consapevolezza e responsabilità di essere quel tipo di italiani e di rappresentare, in ogni istante della propria esistenza, l’Italia intera. Italiani contro i quali si fa più presto a puntare il dito in caso di difficoltà piuttosto che conoscerne il percorso e quanto facciano veramente per il nostro Paese. Di italiani in divisa meritevoli di tutta la nostra stima ce ne sono tanti, sparsi per l’Italia e per il mondo. Il Colonnello Francesco Giordano, Addetto per la Difesa in Giappone, ne è indubbiamente un esempio. Lo abbiamo incontrato, conosciuto, lo abbiamo visto all’opera ed oggi è per noi un grande onore poter finalmente condividere su Tesori d’Italia Magazine un po’ della Sua storia e annoverarlo tra i primi Italiani Eccellenti di questo nuovo anno. – di Riccardo D’Urso
“Vedere rispettata la nostra Bandiera è il più grande riconoscimento per chi, in uniforme e no, serve con orgoglio la Patria all’estero“. – Col. Francesco Giordano
Colonnello Francesco Giordano – Addetto per la Difesa in Giappone.
Ringrazio innanzitutto “Tesori d’Italia” per l’opportunità che mi offre di poter raccontare ai suoi numerosi lettori e lettrici la mia esperienza professionale di Ufficiale dell’Esercito Italiano attualmente in servizio presso l’Ambasciata d’Italia a Tokyo.
La mia carriera professionale comincia nel 1987 con l’ingresso nello storico e prestigioso Istituto dell’Accademia Militare di Modena, che, sull’eredità della Reale Accademia Sabauda di Torino del 1677, forgia, da allora, i quadri dirigenti militari. In effetti, la mia passione per le “cose militari” nasce ancora prima di quell’epoca, quando ancora bambino e figlio di un Ufficiale dei “Lancieri di Novara” correvo in cortile a salutare i grossi carri armati Leopard del reggimento, che, rombando fragorosamente, rientravano in caserma dopo l’addestramento. Non c’erano dubbi: sarei stato uno di loro! E fu così che anch’io scelsi la Cavalleria quale specialità dell’Esercito. Sono passati trent’anni da allora e il mondo è molto cambiato. La cosiddetta “prima linea” della guerra fredda, saldamente ancorata ai confini nazionali, si è frantumata assumendo dimensione e dislocazione globale. La profonda trasformazione degli equilibri mondiali non poteva non coinvolgere le Forze Armate italiane, che negli anni a seguire avrebbero affrontato nuove ed esaltanti sfide. Si passò infatti da una componente operativa tradizionalmente e fortemente legata a compiti difensivi derivanti dal confronto bipolare della Guerra Fredda ad uno strumento completamente professionale, impiegato sul territorio nazionale in concorso alle Forze dell’Ordine e nelle operazioni di peacekeeping all’estero. Non poteva presentarsi periodo storico più favorevole per chi come me ambiva a confrontarsi con quelle realtà cavalleresche ed eroiche, nelle quali il soldato veniva evocato a protezione dei diritti dei più deboli e degli indifesi. Allo stesso tempo, i nuovi scenari operativi mi avrebbero dato il grande onore di servire il nostro Paese anche al di fuori dai confini nazionali, in luoghi che mai avrei immaginato di percorrere.
Ho avuto il privilegio di comandare splendide unità operative dell’Esercito in Somalia, in Bosnia Erzegovina e in Libano così come di vivere in prima persona, negli Stati Uniti, gli avvenimenti dell’11 settembre 2011. Tutti luoghi dei quali porto un ricordo indelebile in termini di esperienze personali e professionali. Sempre e in ogni luogo, i soldati italiani hanno dato prova di grande coraggio, spirito di sacrificio e doti umane e professionali eccezionali, suscitando in ogni occasione la riconoscenza delle popolazioni locali ed il rispetto degli eserciti alleati.
Queste ed altre storie di quotidiano eroismo e sacrificio degli uomini e delle donne in uniforme ho cercato di raccontare ai giovanissimi studenti liceali della Scuola Militare “Teuliè” di Milano, di cui sono stato Comandante e Dirigente Scolastico negli scorsi anni, e agli Ufficiali della Scuola di Applicazione di Torino, anch’esso prestigioso e antichissimo Istituto di formazione dell’Esercito.
Recentemente, ho avuto il privilegio di assumere l’incarico di Addetto per la Difesa in Giappone. Affronto questa nuova avventura con il supporto morale e spirituale degli uomini e delle donne in uniforme che operano con onore e professionalità in ogni parte del mondo. In tal senso, vestire un’uniforme italiana all’estero è compito di altissima responsabilità a prescindere dal ruolo o dal grado, in quanto si è chiamati quotidianamente a confermare e, se possibile, potenziare le numerose eccellenze che già il Sistema Paese esprime. Questo sentimento non è diritto esclusivo del personale in uniforme, ma rappresenta un must vocazionale evidenziato dai tantissimi italiani che ho avuto il piacere di incontrare in questo Paese straordinario e che qui operano con dedizione e professionalità in ambito accademico, imprenditoriale e manageriale.
Grazie al loro lavoro e al loro esempio mi posso confrontare con orgoglio con tutti i rappresentanti diplomatici esteri presenti in Giappone, riscuotendo in ogni occasione stima, ammirazione e riconoscenza per il lavoro svolto dai nostri connazionali in ambito, civile o militare. Gli stessi giapponesi, che considerano la lealtà e il coraggio doti essenziali del loro codice etico, guardano all’Italia come partner serio e affidabile.
Vedere rispettata la nostra Bandiera è il più grande riconoscimento per chi, in uniforme e non, serve con orgoglio la Patria all’estero.