L’eredità più bella che un genitore possa lasciare a figli, é quella dell’amare profondamente le proprie radici.
Questa origine che ci contraddistingue come esseri umani palpitanti (fa parte della nostra natura fortunatamente) e che dà un senso (poi con il tempo) a molte cose della nostra vita, è un marchio indelebile che a volte riesce a formare una traccia che perdura per più generazioni.
Se poi questo tramandarsi trova la sua espressione più alta nella dedizione di due figli per l’origine genitoriale ed il centro da cui tutto è partito, allora accade che l’amore si dipani e, sdoppiandosi, corra verso mille direzioni, una più bella dell’altra.
Giacomo e Vittorio Muratore sono l’esatta rappresentazione di ciò che vuol dire dedizione e passione pura nei confronti della propria famiglia.
E a suggellare questo piacevole sacrificio, in questo caso specifico, è un luogo, una villa, che ha l’aspetto di un segmento fermo nel tempo e pieno di cose da raccontare: parliamo della storica Dimora Muratore.
Ho incontrato questi due talentuosi (non solo per i sentimenti che li animano) fratelli gemelli, quando la luce del pomeriggio inoltrato dona alla città di Lecce un aspetto quasi magico, se non surreale.
Dimora Muratore é a pochi passi dalla mastodontica Porta Napoli, arco storico di passaggio che apre (a quanti vi si trovano per puro piacere di scoprire il bello) all’anima più profonda del centro storico pugliese.
Appena il cancello della villa si apre vengo accolta subito da una miriade di colori e profumi che emanano le tante piante custodite e curate con grande sapienza. Mille metri quadrati di giardino accompagnati da un tocco unico, evidentemente di un giardiniere speciale. Alberi, piante rare, fiori multicolori e rampicanti provenienti anche dall’affascinante isola di Capri, tutto avvolge lo sguardo e i sensi e il primo pensiero va a quel benessere più profondo, e tanto anelato che come una rarità è il fine a cui oggi tanto ambisce la nostra società sempre di corsa.
Un grande pozzo del’600 fa da receptionist tridimensionale per il mio sguardo che, come un bambino alle prime armi, si esprime con tutto il suo stupore.
La villa è su più livelli e con un colore arancio che la contraddistingue e che la immortala in un periodo storico unico per la città di Lecce. La doppia scalinata sui lati invita il visitatore ad una scelta più che altro dettata dall’istinto naturale più che da una vera volontà. Questo perché ovunque ci si giri è un piacere esperienziale su più fronti.
Dimora Muratore ci sorprende subito con una chicca (ma in realtà una scelta stilistica dei proprietari), ossia una piscina a goccia, costruita in maniera tale da fondersi perfettamente con l’ambiente circostante.
Una rarità nel centro storico di Lecce.
Giacomo e Vittorio mi invitano allora a seguirli lungo un percorso fatto di alberi di jacaranda che lasciano cadere a centinaia i silenziosi petali colorati sulla superficie dell’acqua cristallina. Le aiuole perfettamente tagliate all’inglese chiudono la cornice di quella che sembra essere una giornata perfetta.
Conosco bene la città e il suo centro storico, e resto davvero colpita e affascinata di fronte ad una realtà così forte per natura e architettura.
Mentre entriamo nella villa Giacomo mi parla del suo forte desiderio di tramandare la storia che è racchiusa in quel luogo a quelli che verranno dopo di lui e soprattutto della voglia di condividere tutto questo con persone provenienti da ogni parte del mondo.
“Ǫuello che facciamo attualmente é gestire poche camere esclusive con un’attenzione praticamente totale alle esigenze dei nostri ospiti. Il desiderio predominante è quello di riuscire a creare un’esperienza particolare che unisca il bello con lo stare bene”.
E mentre lo dice, sorride consapevole dell’impegno importante che anima le sue giornate.
“Personalmente credo che Dimora Muratore abbia un posto speciale nella dimensione delle ville storiche di Lecce. Prima di tutto perché si propone in maniera completamente diversa, e cioè conservando il fulcro e il cuore che da sempre l’hanno animata attraverso la nostra famiglia. E poi perché non cede alle lusinghe di un commercio immobiliare sfrenato che deturpa e toglie personalità ad immobili come questo, unicamente per il mercato del turismo”.
A parlare così è Vittorio, la parte familiare più legata ad un concetto di business in evoluzione. Giacomo, avvocato di levatura, seppur così giovane rappresenta la concretezza nel quotidiano, ma nella vita si sa che è bene avere attive entrambe le parti, quella più romantica e pronta al sacrificio e quella profondamente pratica ma in grado di tirare le fila collegandosi costantemente al futuro.
La bellezza di questo luogo non è soltanto ciò che esso racchiude in sé tra le sue mura, o quello che sa offrire in maniera unica ai suoi ospiti. La bellezza di Dimora Muratore sta negli evidenti legami e collegamenti familiari che animano non solo le linee di accoglienza per chi entra dal cancello principale, ma che colorano ogni piccolo petalo trasportato dal vento nel grande giardino senza risparmiarsi in nulla.
“Ǫuesta villa è la nostra infanzia”, aggiunge Giacomo. “Ǫui siamo cresciuti insieme ai nostri nonni durante l’estate e qui si sono festeggiati gli eventi e gli avvenimenti più importanti della nostra famiglia. I nostri genitori da sempre hanno cercato di insegnarci l’apertura della mente attraverso la frequentazione della dimensione culturale internazionale. Sono stati entrambi dei grandi collezionisti di arte e hanno fatto in modo che la bellezza ci circondasse sempre, ma con grande rispetto prima di tutto per il lavoro che c’era dietro. Ǫuesto concetto lo abbiamo fatto nostro e con il tempo lo abbiamo traslato in quello che per noi al momento appare come un luogo che porta con sé il destino di molti artisti e di tanti che hanno voluto lasciare alla nostra generazione un punto di vista diverso e di altissima qualità sulla vita e sul mondo. Ǫuando cerco di spiegare cosa c’è dietro Dimora Muratore, mi trovo spesso ad ascoltare come risposta una miriade dsi idee e di sogni che assomigliano molto a quelli dei nostri genitori e dei nostri nonni. Chi viene in questa casa tocca con mano quelle che sono le certezze della nostra famiglia, ossia la bellezza dell’accoglienza e la condivisione più pura di ciò che fa bene all’anima”.
Sentire parlare Giacomo della propria casa e della propria famiglia è come ascoltare un pittore orgoglioso del suo quadro più bello. E di opere incredibili e che hanno definito e caratterizzato il ‘900 la villa è piena. Non solo per le pavimentazioni esterne nei fratelli Peluso, nè per l’affresco che domina il piano alto con il salone principale, ma perché è possibile ammirare in ogni angolo delle grandi stanze un piccolo pezzo del puzzle della storia dell’arte internazionale. Vedere per credere.
Sono molti i progetti che questi due fratelli hanno per la villa e sono tante le persone che continuamente gioiscono dell’esperienza dello stare alcuni giorni in questo posto così speciale, appoggiato sulle mura storiche della città e orientato verso il vento delle novità a cui entrambi guardano senza risparmiarsi.
Dopo aver assaporato ogni piccolo particolare del giardino, e dopo aver ammirato le grandi stanze caratterizzate da opere uniche, mi sorprendo a pensare a quanto sia importante oggi dare una testimonianza diretta e concreta nel raccontare attraverso un’esperienza lavorativa e di accoglienza, determinate parti della propria vita.
Giacomo e Vittorio Muratore fanno esattamente questo.
Raccontano con il loro lavoro, la bellezza dell’amore familiare e lo fanno con una dedizione e una serietà tali da attestarsi come una delle realtà storiche leccesi più importanti per accoglienza e riguardo nei confronti dei loro preziosi ospiti.
Mentre scendo la scalinata di pietra antica che curva toccando appena la grande vasca a goccia, guardo una ragazza che culla tra le braccia un bambino con gli occhi color del cielo.
“Ǫuesto è mio figlio”, mi dice Giacomo. “Il futuro della nostra famiglia e di questa villa”.
Il bambino sorride, e io tra petali di jacaranda e rose rampicanti mi avvio verso il grande cancello, salutando con lo sguardo questo luogo unico e ringraziando Vittorio e Giacomo per aver condiviso con me parte dei loro sogni.