Il Turismo è una cosa seria e va affrontata come tale non solo per l’impatto economico che può avere nell’economia di una nazione, ma perché coinvolge e riguarda direttamente le persone. L’Accoglienza turistica è il primo biglietto da visita di un Paese, è la prima esperienza che fa ognuno di noi nel giungere in un luogo nuovo e lontano da casa. Avere la sensazione di essere il benvenuto, sentirsi protetti, considerati, in compagnia di persone che amano il proprio Territorio e si impegnano affinchè possiamo apprezzarlo a nostra volta, è la condizione essenziale perché un Paese si sviluppi veramente in questa era globale. Il Turismo si fonda su di una catena estremamente complessa di fattori, di macro e micro strutture che comunicano e interagiscono tra di loro in diverse nazioni e che dipendono sia dal fattore umano sia da quello, non trascurabile, metereologico. Un lavoro di preparazione lunghissimo e delicatissimo che va dal pensare, al creare, poi proporre e vendere un’offerta. Non dissimile certo da altre catene di montaggio per la produzione di un qualsiasi altro bene di consumo, con la sostanziale differenza tuttavia che, venduto il prodotto, c’è ancora tutto da fare: c’è da accogliere delle persone, guidarle, intrattenerle, farle sentire bene, c’è da condividere un momento importante della loro vita, talmente importante a volte da poterla addirittura cambiare.
E’ una questione di etica, di responsabilità, di consapevolezza sociale. Ancor più grande poi quando ci si riferisce all’Italia. Visitare l’Italia è il sogno un po’ di tutti nel mondo e c’è chi aspetta o lotta una vita intera per poterselo concedere. Ed è proprio quando arriva il momento tanto atteso, quando il grande ingranaggio del Turismo si compie e giunge l’ora della partenza. E’ quando il sogno diviene realtà che entrano in scena quelle centinaia, migliaia di ingranaggi più piccoli, meno in vista a occhio nudo ma molto più preziosi. Parliamo dei diretti responsabili dell’accoglienza, il vero volto di un Paese agli occhi del Turista, la prima mano che stringi e l’ultima che saluti: le Guide. E’ tutto nelle loro mani, Paesi interi, macro e microstrutture, passato, presente e futuro, tutto il lavoro fatto da tutti per essere lì, sogni, timori e aspettative.
Di questi meravigliosi piccoli ingranaggi Renato Riccio è senza dubbio tra i più grandi e valorosi, tanta è la sua passione quanto la sua umiltà. Ha offerto una vita intera a quella che per lui è una vera e propria missione e si sveglia tutt’ora ogni mattina con il pensiero rivolto a due semplici obiettivi: rappresentare dignitosamente il proprio Paese e far star bene delle persone.
Se in Italia vigesse ciò che nel Sol Levante è detto Tesoro Nazionale Vivente – Ningen Kokuho – uno dei riconoscimenti più importanti e concreti per la salvaguardia degli antichi mestieri e delle tradizioni, Renato Riccio ne andrebbe insignito immediatamente, perché l’accoglienza turistica è un’arte e andrebbe coltivata e trasmessa come tale. Per noi, intanto, è un vero Tesoro d’Italia e a lui va tutta la nostra stima e ammirazione. – di Riccardo D’Urso
” Non sono i grandi ingranaggi a far girare il mondo, ma quelle piccole rotelline fatte di persone normali ” – Renato Riccio
Renato si racconta
Renato Riccio, classe 1939, racconta di sé:
“sono un uomo normale, una piccola rotellina nel grande ingranaggio della Vita. A 16 anni sognavo di fare il direttore d’orchestra e seguire in qualche modo le orme di mio nonno paterno, polifonico del Teatro S.Carlo di Napoli. Studiavo musica e nei ritagli di tempo mi davo molto da fare. Inizio ben presto a lavorare alla biglietteria dei vaporetti del porto di Napoli (gli odierni aliscafi) e lì vengo subito travolto dal fascino dei turisti provenienti da tutto il mondo. Centinaia di persone che passavano da Napoli per andare a Capri accompagnati da guide per lo più improvvisate, che davano informazioni con le poche parole fino ad allora imparate nelle varie lingue. Mi resi conto immediatamente che si poteva fare di più e sicuramente meglio. Lo studio della musica costava troppo, mentre il lavoro mi impegnava e coinvolgeva in modo sempre maggiore. Anni intensi, pieni di cose e sensazioni nuove. Decisi così di relegare ad hobby la mia passione per la musica e di concentrarmi sul lavoro, di entrare a contatto diretto con tutta quella gente, di capire, scoprire, conoscere.
Erano gli anni ’60, l’Italia ripartiva e i giovani che avevano la volontà di sacrificare gli svaghi (pochi per la verità) avevano facile accesso al lavoro. Non passò molto tempo che il proprietario di un’agenzia mi notò e decise di introdurmi definitivamente nella realtà turistica. Sostenni gli esami della Regione e divenni con mia grande gioia una Guida turistica autorizzata. La mia prima clientela era prevalentemente giapponese, fatto questo che ha sicuramente inciso sulla mia formazione iniziale, soprattutto sull’attenzione che ho poi maturato nel gestire le varie situazioni e nel mettere a proprio agio persone così distanti da casa e di una cultura tanto diversa dalla nostra.
Storie di viaggi e storie di vita. Ho conosciuto così tante persone nel corso della mia carriera che molte di queste vivono ancora dentro di me come fossero parte della storia della mia stessa famiglia. Mi è stato anche chiesto di scrivere un libro con le decine, centinaia di aneddoti e curiosità che hanno caratterizzato la mia attività, note su cosa pensano gli stranieri di noi e del nostro Paese, le loro piccole manie. Non sono uno scrittore, l’ho detto, sono una persona normale. Ma un episodio voglio raccontarlo.
Nel girare con il Bus mi fermavo nella Napoli vecchia dove è consuetudine trovare i panni stesi ad asciugare tra un balcone e l’altro. I giapponesi sono un popolo molto riservato e vedere quei panni al vento e, in particolare, gli indumenti intimi alla mercé di tutti, era una scena che li colpiva e divertiva allo stesso tempo. Era una delle prime immagini da immortalare nella propria macchinetta fotografica, quasi un must nelle escursione per la città. Capitò tuttavia un giorno in cui non trovammo nemmeno un calzino. Era accaduto che a causa del cattivo tempo, nessuna massaia avesse steso nulla. Non mi è facile descrivere l’espressione di stupore sui volti del mio gruppo per la bellezza del luogo mista alla sottile delusione per la mancanza di uno spettacolo che sicuramente attendevano e al quale si erano preparati da tempo. Decisi così di fermare per un attimo il tour e di andare a bussare alle porte di alcune massaie pregandole di stendere qualcosa dietro il compenso di una piccola mancia. Successe di tutto! Partì una sorta di competizione tra le massaie a chi stendesse più panni per i giapponesi e tra i giapponesi a chi scattasse più fotografie. Fu un’esperienza incredibile anche per me, un autentico successo! Quando lasciammo il posto tra i saluti e i sorrisi della gente, c’era una luce negli occhi di tutti loro che avrebbe brillato a lungo e so per certo che quell’episodio avrà fatto il giro dell’arcipelago giapponese.
Questo come tanti altri ha segnato e riempito tutta mia vita. So, del resto, che ogni qualvolta saluto i miei Clienti e li vedo sorridere nel ringraziarmi per aver regalato loro dei piccoli attimi di felicità, mi sento felice io stesso e non vi è gratificazione più grande. Significa che la piccola rotella del grande ingranaggio ha funzionato. Che anche oggi ha contribuito nel suo piccolo a fare del proprio Paese un bel ricordo, un qualcosa cui far ritorno un giorno, di cui poter parlare con piacere, da condividere con altre persone e farsene promotore. Un qualcosa di buono, insomma.
Succede così che, per quanto possa essere stanco e pensare di smettere, guardo tutti quei sorrisi – che spesso sfociano in lacrime – e nuove energie mi arrivano nel sangue. La voglia di continuare mi assale, mi avvolge, mi spinge e mi riporta di nuovo in pista, pronto a muovermi, ad accogliere, a vivere.
Ho dedicato al Turismo tutta la mia vita e oggi, che porto ancora avanti questo impegno, sono il responsabile della Miki Travel per la regione Campania insieme ai miei figli Adriana e Roberto – NB. una delle più importanti e prestigiose agenzia turistiche giapponesi. Ho anche ricevuto, con mia immensa sorpresa, un riconoscimento speciale dalla Regione per i 50 anni di attività al servizio del turismo campano. Ho assistito negli anni al nascere e all’evolversi delle nuove tecnologie, dei computer, delle email, dei cellulari – sempre più sofisticati – e di tutte quelle diavolerie alle quali ho dovuto imparare ad accedere per stare al passo con le esigenze dei tempi moderni. Ma anche questa è stata linfa vitale per me, il dovermi mettere continuamente in gioco ed evolvermi a mia volta. Contro ogni difficoltà, avversità, imbarazzo.
Non credo lascerò un libro, ma vorrei approfittarne per recapitare alle future generazioni almeno un mio pensiero: non fermatevi dinanzi ai problemi, affrontateli e vivete ogni giorno per lasciare un piccolo cenno positivo del vostro passaggio su questa terra. Tutti noi possiamo lasciarlo, perché non sono i grandi ingranaggi a far girare il mondo, ma milioni di piccole rotelline fatte di persone normali”.