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martedì, 19 Novembre, 2024
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Villa Aldobrandini a Roma

Nel Rione romano Monti, adagiata sull’estremità del colle del Quirinale e affacciata sui Mercati Traianei, la sontuosa Villa Aldobrandini è stata riaperta al pubblico, con i suoi antichi marmi, pregevoli dipinti e uno strabiliante giardino pensile seicentesco.

La storia affascinante di Villa Aldobrandini inizia nel 1566, quando monsignor Giulio Vitelli acquistò a Monte Magnanapoli una villa con un giardino segreto e un parco che si estendeva fino al palazzo del cardinale Scipione Borghese (poi palazzo Pallavicini Rospigliosi), in seguito restaurata e abbellita dall’architetto Carlo Lambardi.

Nel 1600 Clemente Vitelli, figlio di Giulio, vendette la Villa a papa Clemente VIII che, a sua volta, la donò l’anno successivo al nipote, il cardinale Pietro Aldobrandini. Quest’ultimo commissionò ulteriori lavori di abbellimento all’architetto Giacomo Della Porta che dotò il palazzo di scale, logge e di una facciata continua sul giardino, abbellito con alberi ancora esistenti, e arredò i viali con statue, vasi, cippi, sedili, fontane e una peschiera. Villa Aldobrandini raggiunse nel Seicento l’apice del suo fulgore.

Ai piani superiori del palazzo era ospitata una ricchissima collezione di opere d’arte lasciate in eredità al cardinale Aldobrandini nel 1598 dalla duchessa di Urbino, Lucrezia d’Este. Dopo la morte del cardinale, la Villa fu ereditata dalle famiglie Pamphilj e Borghese, che spostarono nelle Gallerie dei propri palazzi gran parte della collezione Aldobrandini.

Ormai in altre sedi e musei, la collezione offriva un panorama della produzione pittorica italiana del 1500 e degli inizi del 1600, con i quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Dosso Dossi e della scuola veneta e ferrarese, oltre a quella dei Carracci, di Raffaello e dell’ambiente romano. Nel padiglione cinquecentesco, vi era la pittura di epoca romana raffigurante una scena nuziale nota come Nozze Aldobrandine, venuta in luce nel 1601 ed ora conservata ai Musei Vaticani.

Tra il 1811 e il 1814, la Villa fu la dimora del governatore francese a Roma, il conte Sextius de Miollis, per poi tornare ad essere di proprietà degli Aldobrandini fino al 1926 quando, di dimensioni assai ridotte per l’apertura di via Nazionale, passò allo Stato Italiano. Durante i lavori di demolizione del muro di cinta lungo via Mazzarino, si rilevò un vasto complesso archeologico costituito dalla facciata monumentale curvilinea di un ampio fabbricato, disposto su almeno due piani, in un sistema di terrazze addossate alla pendice dell’altura sulla quale sorge la villa stessa.

Il palazzo e parte del giardino furono assegnati all’Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato, mentre il parco, con i tre padiglioni, è passato al Comune di Roma che, su progetto di Cesare Valle, fece costruire nel 1938 una scalinata per il nuovo ingresso pubblico su via Mazzarino. I lavori per la realizzazione del nuovo ingresso portarono alla luce imponenti resti archeologici ancora visibili.

Il 22 aprile i cancelli di Villa Aldobrandini si sono riaperti, grazie alla Sovrintendenza Capitolina, con il recupero delle antiche fontane, il rinnovo degli arredi, il ripristino dell’impianto di irrigazione, il rifacimento della pavimentazione, la sistemazione dei sentieri, il restauro dei marmi antichi, delle basi che sorreggono le statue del giardino e il recupero degli elementi architettonici deteriorati dei padiglioni. Sono state curate le molteplici specie di alberi e fiori, tra cui le camelie centenarie, ed è stato messo in sicurezza il vasto complesso archeologico, situato in prossimità dei Mercati di Traiano, vicino ad importanti arterie stradali quali Via Nazionale, Largo Magnanapoli e Via Panisperna.

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