Proprio nulla accade per caso nella nostra vita. È inutile che vi facciate illusioni. Ogni piccolo tassello (con la sua zigrinatura unica) è sempre in attesa di collegarsi ad un altro. Capita continuamente. Alcune volte questo puzzle esistenziale prende forma in maniera armonica e produttiva, mentre altre, purtroppo, non sortisce l’unione perfetta, e allora va aspettato (senza troppo rifletterci) un altro incastro, questa volta più fortuito.
E’ un po’ quello che è accaduto a Damiano Lupo (che vorrei poter accentare sul finale come fanno i francesi) un pugliese doc (nell’infanzia del cuore) che si è visto catapultare un giorno in una storia incredibile e che era già scritta da qualche parte solo per lui.
Tutto inizia a Nardò, piccolo centro della Puglia (di quella che affascina lo sguardo) a pochi passi da spiagge paradisiache ed immerso in un silenzio composto che a volte solo la primavera più calda sa dare. Un pomeriggio (non come tanti) in cui visitavo questa splendida regione, sento provenire, da un cancello verde ed elegante, in una piccola stradina del centro storico, una musica classica che mi colpisce. Penso che devo dare un’occhiata e leggermente busso con la mano. Il portoncino antico di ferro si apre leggermente per scoprire due donne che allegramente stanno parlando in francese con un uomo garbato che sembra illustrargli qualcosa all’interno. Chiedo scusa pensando si tratti di un’abitazione privata, e allora spiego che essendo rimasta colpita dalla musica mi sono permessa di bussare. L’uomo, vestito con una camicia di lino azzurro, come i suoi occhi divertiti, mi risponde di non preoccuparmi perché quella non è una semplice abitazione. A questo punto è naturale che la mia curiosità valichi i confini e senza farmelo dire due volte accetto il gentile invito ad entrare. Ecco, fra i tanti possibili scenari che solitamente ci si aspetta di trovare, oltre un portoncino in ferro battuto nel centro storico di una piccola realtà pugliese, non è sicuramente contemplato quello che mi si presenta davanti improvvisamente allo sguardo. Un giardino semplicemente paradisiaco con tanto di vasca su cui continuano a cadere davanti al mio volto stupito, una miriade di petali di fiori di ogni colore e forma. E’ il vento pugliese che si diverte a giocare con la natura. Le due donne francesi riprendono a parlare mentre l’uomo poco dopo salutandole mi fa cenno di seguirlo verso una stanza che dà inizio a quello che posso definire un tour indimenticabile.
Damiano Lupo appare così, in una giornata primaverile salentina, come il miglior Cicerone che si possa incontrare, e non per sbaglio.
Inizia in questo modo alquanto particolare, la mia esperienza attraverso quella che è la realtà tangibile voluta fortemente da un grande chef francese stellato (il Guy Martin di Le Grand Véfour) innamorato di un territorio unico al mondo come quello del Salento. Una vera e propria immersione (totale) nello spirito sensibile ed elegante di un uomo che ha visto il mondo e a che ha deciso di donare ad altre persone la possibilità di ascoltare la pace e la serenità oltre il tempo affannoso e stressato delle nostre vite.
Non tralascerò certo le tante forme d’arte che abitano la collezione privata dei tre palazzi settecenteschi voluti da Martin a Nardò. Nè farò riferimenti che non siano aulici alla perfezione del design interno curato da sua moglie per ogni singola stanza o locale messo in condivisione. Più di tutti però mi soffermerò sulla maestria, l’eleganza e l’impeccabile uso del linguaggio storico che il professor Damiano Lupo esercita con grande naturalezza quando mi accompagna per i tanti e colorati ambienti.
” Ho fatto il professore di storia dell’arte a Parigi per molti anni. L’arte è sempre stata per me un punto di equilibrio interiore. Sono nato a Nardò e qui ho trascorso la mia infanzia e da qui ho seguito i miei genitori, coraggiosi esploratori di possibilità oltralpe. E così dalla Puglia siamo finiti in Francia, ma non mi era mai venuto in mente che un giorno avrei avuto a che fare così da vicino con il concetto più alto di bellezza. L’arte nella sua forma più pura “.
Questo mi racconta Damiano mentre mi mostra, come se fosse la cosa più naturale del mondo, una sedia meravigliosa di Le Corbusier o un mobile (anche se chiamarlo mobile non dà l’esatta sensazione che si avverte nello spazio guardandolo) di Sottsass.
“Ad un tratto della mia vita mia madre si è ammalata e allora, d’accordo con mia sorella sono tornato a Nardò per prendermene cura. Ho lasciato il lavoro e sono rimasto qui in un tempo dilatato in cui cercavo di accettare il dolore passando le giornate a ripercorrere la mia infanzia. Fu proprio mia sorella di incontrare il maestro Guy Martin su di un volo diretto qui in Puglia. Lui stava cercando qualcuno che si occupasse in sua assenza di questi due (poi diventati tre) palazzi del ‘700 in cui aveva riposto la sua passione e soprattutto la sua collezione d’arte privata. Io non avevo mai pensato nella vita di poter fare un lavoro del genere, e quando sono andato all’appuntamento con lui ero abbastanza sicuro che in me non avrebbe visto nulla di ciò che stava cercando. E invece mi sbagliavo. Il nostro incontro è stato breve, ma quello che mi ha detto, la fiducia totale che mi ha dato è la stretta di mano che ha suggellato il tutto, hanno fatto di me un uomo nuovo”. Damiano parla diverse lingue e tutte con un delizioso e garbato accento francese. E felice di far conoscere ciò che di straordinario abita le stanze dei palazzi e delle suite che li animano. “Ognuna è particolare nella sua originalità. Nulla qui dentro è stato scelto a caso. Ogni pezzo d’arte, ogni colore e ogni tessuto, seguono una linea di arredamento che ha una storia, una maturazione e forse anche un obiettivo”, mi dice mentre mi fa entrare in una serie di ambienti che non smetterei mai di fotografare. E delicato nello sfogliare grandi volumi che raccontano autori internazionali, alcuni dei quali hanno pernottato in una delle stanze al loro dedicate. E non è superficiale su nessun particolare, anzi la passione che ha per questo lavoro è davvero toccante. Emoziona con le parole ciò che lo sguardo riesce ad avvertire immediatamente.
La Puglia è questo: trasparenza e serietà delle intenzioni. Damiano Lupo è l’espressione di chi conosce entrambe le dimensioni: quella alta e d’effetto che porta ogni strada verso l’eccellenza, e l’altra, più nascosta, che vale più di tutte e che appartiene alla sfera dell’umiltà d’intenti.
Guy Martin ha avuto semplicemente occhio quando ha deciso di affidare a questo professore i suoi tesori raccolti in giro per il mondo. E ha fatto proprio bene, perché non c’è miglior padrone di casa di chi veda nella generosità dell’accoglienza il primo vero saluto.