Storia, impegno e territorio, la famiglia Capasso tassello fondante della tradizione della pizza napoletana
La pizzeria Capasso a Porta San Gennaro dal 1847, sette generazioni di pizzaioli che si distinguono per la continuità, la tenacia e per la linea matriarcale; Giovanni ci racconta, infatti, di essere rappresentante della famiglia Capasso-Lieto.
Adele Lieto è la capostipite della discendenza, dunque una linea di trasmissione del sapere femminile, materna, che ha saputo tramandare i segreti della pizza condivisi col marito Giovanni Capasso.
Antonio e Vincenzo, figli di Adele, hanno tramandato l’attività a Gaetano, Giovanni e al nipote Vincenzo Paolo, uomini che raccontano e rappresentano l’avvicendarsi di persone, umanità, sacrifici e amore per il mestiere, un’arte che influenza le vite fin dall’infanzia: «Già da piccolissimo ho iniziato a giocare con la pasta, mio nonno creava uno sgabello costruito con le cassette della birra per farmi appoggiare al banco e insegnarmi ad impastare. A otto anni riuscii a stendere bene la pasta per la prima volta e mio nonno scappò a piangere in bagno, parliamo di un uomo che non si commuove facilmente». – Racconta il più giovane Vincenzo Paolo – «Questo mi ha spronato ad andare avanti. È un mestiere difficile il nostro e puoi farlo solo per amore».
La pizzeria si evolve nel tempo di pari passo alla storia del rione, che sorge ai piedi di Porta San Gennaro, una delle porte storiche di Napoli, dipinta da Mattia Preti, per il cui restauro la pizzeria si è impegnata in maniera diretta.
Entrando nel locale si percepisce la storia: dai marmi antichi che ricoprono l’entrata alle numerose foto che raccontano il tempo trascorso. Come spesso accadeva alle pizzerie in passato, la sede di lavoro era anche abitazione del pizzaiolo, dunque si faceva casa e puteca.
La casa storica dei Capasso, infatti, è diventata ampliamento della pizzeria sottostante, questa trasformazione testimonia anche l’evoluzione della figura del pizzaiolo e della sua arte, recentemente riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
Questo mestiere è stato per lungo tempo considerato minore ma tramite un percorso graduale, anche attraverso evoluzioni tecniche e grazie ad una crescita culturale, oggi l’arte del pizzaiolo è conosciuta e apprezzata a livello globale.
La pizza nasce a Napoli e si è affermata nel mondo. «Tutti sanno cos’è una pizza – dice Gaetano Capasso – nasce per il popolo e rimane tale».
Pizza, la parola italiana più conosciuta al mondo, indeclinabile, racconta l’Italia attraverso i colori della ‘Margherita’, dedicata all’omonima regina. Come, un prodotto così semplice, è arrivato a diffondersi in tutte le regioni del mondo? «Servono solo le mani per fare la pizza» – afferma Vincenzo Paolo – «quindi siamo noi pizzaioli a spostarci e a diffonderla nel mondo, il lavoro cammina con noi».
La famiglia Capasso ha partecipato alla fondazione dell’“Unione Pizzerie Storiche Napoletane Le Centenarie”, organizzazione nata per preservare e garantire la qualità della pizza tradizionale napoletana, attraverso la scelta della tipologia di forno, della legna e della lievitazione, oltre alla garanzia di utilizzo di ingredienti di qualità e del territorio. «Abbiamo scelto di fondare Le Centenarie perché crediamo fermamente che l’unione fa la forza», afferma Giovanni.
La pizzeria Capasso offre un menù particolare in cui si possono trovare pizze battezzate con i nomi dei clienti, una scelta gastronomica che nasce dal rapporto con le persone diventandone racconto.
Attenzione verso la clientela, relazioni, storia, impegno, rapporto con il territorio, sono questi gli elementi essenziali che rendono la famiglia Capasso tassello fondante della storia della pizza napoletana e parte della narrazione della città.
– di Irene Russo