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venerdì, 15 Novembre, 2024
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Palazzo Litta, patrimonio di etica culturale e sperimentazione

A Milano, a metà strada tra il Duomo e il Cenacolo Vinciano, in Corso Magenta c’è un meraviglioso edificio che molti incontrano lungo la strada passando di corsa o viaggiando in tram. Si tratta di Palazzo Litta, un luogo di una bellezza estrema, originariamente progettato da Leonardo da Vinci poi abitato dalle nobili famiglie milanesi e attualmente sede degli uffici del Segretariato regionale per la Lombardia del MiBAC.

Inizialmente chiuso al pubblico, a causa delle esclusive funzioni di ufficio, il palazzo e le sue sale si aprono oggi gradualmente all’Italia e al mondo attraverso una serie di iniziative culturali accuratamente selezionate. Un lavoro di salvaguardia e al tempo stesso di promozione e valorizzazione di un autentico patrimonio nazionale voluto in prima persona dal Segretario regionale Benedetto Luigi Compagnoni.
Personaggio di grande spessore e sensibilità, Luigi Compagnoni ci ha accolti con tutta la professionalità e l’eleganza di un alto dirigente, travolgendoci, tuttavia, con l’umiltà e l’entusiasmo di un cittadino italiano sinceramente felice di poter condividere con Tesori d’Italia la bellezza e la storia di un luogo così importante. Un’altra conferma di quanto l’Italia che il mondo ama e a cui il mondo sempre ritorna, si specchi di continuo nella magnificenza di chi la ama a sua volta e se ne prende seriamente cura.
Il progetto culturale di Palazzo Litta è per il Segretario Compagnoni un’occasione per offrire a Milano, e da qui a tutta l’Italia, un modello culturale innovativo, dove il fine educativo e formativo del pubblico all’arte sia posto in primo piano, pur mantenendone la sostenibilità finanziaria. Due aspetti che convivono in modo integrato per soddisfare quel profondo bisogno di una cultura di qualità e di contenuti insita nell’essere umano.

All’interno del boudoir rococò di Palazzo Litta, in mezzo a splendidi tessuti, specchi e legni dipinti, scopriamo nel dettaglio il progetto di apertura culturale dell’antica residenza nobiliare meneghina, che torna ad essere finalmente vissuta dai milanesi e non solo. Incontriamo la dottoressa Beatrice Bentivoglio-Ravasio e la mostra di cui è curatrice dall’emblematico titolo di “Arte Liberata”: 69 opere esposte nelle splendide sale del palazzo che vedono nomi nazionali e internazionali di elevato spessore artistico, come Vedova, Warhol, Pomodoro e Vasarely, tutte frutto di una confisca operata dallo Stato nel 2008, ai sensi del codice di prevenzione antimafia, in una casa milanese. Una mostra che, oltre ad offrire uno spaccato lineare dell’arte italiana ed estera del secondo Novecento, riflette proprio sul valore della legalità e si adatta, come afferma Benedetto Luigi Compagnoni, alle volontà di educazione culturale che il progetto di Palazzo Litta si propone.
Un appuntamento artistico che toccherà diverse città d’Italia, spostandosi prima a Brindisi, poi a Roma e, infine, stabilmente presso la GAMeC di Bergamo, dove le opere, acquisite in via definitiva dallo Stato, potranno tornare alla fruizione pubblica, rimanendo nel contesto lombardo nel quale è stata operata la confisca. L’arte di Palazzo Litta non è quindi solo liberata, ma finisce soprattutto per essere restituita alla collettività, secondo il principio di salvaguardia, conservazione e fruizione che lo Stato, tramite l’azione del MiBAC, si propone su tutto il patrimonio italiano.
Una nota particolare va all’allestimento della mostra che, in particolar modo presso Palazzo Litta, ha comportato una sorta di “riarredo” della sede, adattando opere contemporanee al fasto settecentesco della dimora. Frutto di un attento e magistrale lavoro sulla materia delle opere e soprattutto sui cromatismi, gli spazi e i colori delle sale rococò di Palazzo Litta sono stati gestiti in base alle opere esposte. Così, se le opere in acciaio di Arnaldo Pomodoro si adattano magnificamente alla sala degli specchi, le tinte rosse sgargianti di Sol Lewitt giocano con lo stesso cromatismo delle pareti della sala rossa. Interessante, d’altra parte, il riadattamento volutamente provocatorio dell’installazione di Berlinde De Bruyckere, che nella sua spoglia natura si scontra con la sontuosità del boudoir maschile.
Da luogo dimenticato a sito di attrattiva e di etica culturale, di sperimentazione, di qualità e di condivisione, Palazzo Litta si è rivelato uno dei Tesori più significativi di questo nostro primo percorso e sarà uno dei punti di riferimento delle attività nazionali e internazionali che Tesori d’Italia porterà avanti nel 2019 in Lombardia.

– di Angelo Bartuccio e Riccardo D’Urso

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